Roma, 15 mag. (askanews) – “In questi mesi di pandemia abbiamo appreso che il Covid-19 non colpisce solo l’apparato respiratorio, ma anche quello gastrointestinale o circolatorio: recentemente abbiamo appurato che anche la pelle può essere un bersaglio dell’infezione e le manifestazioni cutanee possono aiutarci quindi a individuarla anche in soggetti asintomatici”. È quanto afferma il dottor Fabrizio Fantini, direttore dell’Unità Ospedaliera Complessa di Dermatologia dell’Ospedale di Lecco. Il team lecchese è stato fra i primi al mondo a descrivere le manifestazioni cutanee del Coronavirus, con pubblicazioni sulla rivista scientifica “The Journal of The European Academy of Dermatology and Venereology”.
I dermatologi dell’Ospedale di Lecco hanno infatti osservato le lesioni cutanee provocate dal COVID-19 in un gran numero di pazienti ricoverati con infezione in corso, ma anche in asintomatici, definendo e pubblicando quindi delle evidenze che possono essere così riassunte:
1. La tipologia delle manifestazioni cutanee è quanto mai varia.
2. Segni cutanei possono essere riscontrati a qualunque età, nei soggetti pediatrici, giovani, adulti ed in età avanzata. Da sottolineare che i soggetti pediatrici e giovani, seppur colpiti in misura ridottissima dalle manifestazioni più drammatiche del Coronavirus, possono essere però asintomatici e quindi contagiosi.
3. Occorre distinguere tra i segni cutanei sicuramente imputabili al COVID-19, perché comparsi in corso di infezione accertata e manifestazioni cutanee sospette per infezione, perché comparse in soggetti asintomatici o con sintomi lievi.
4. In corso di infezione accertata sono stati riscontrati rash cutanei di varia morfologia diffusi a tutto il corpo, che insorgono generalmente in concomitanza con sintomatologia simil-influenzale e respiratoria. Può trattarsi di eruzioni cutanee simili per aspetto ai comuni esantemi infantili, ad esempio di tipo morbilliforme, oppure con vescicole simili alla varicella, o con pomfi che ricordano l’orticaria. L’eruzione cutanea può essere più o meno sintomatica (prurito), ed è di solito fugace, con risoluzione spontanea in alcuni giorni e senza esiti permanenti. È importante ricordare che quadri simili possono essere anche dovuti ad una reazione alle cure farmacologiche in corso, e quindi è indispensabile una valutazione dermatologica per la diagnosi differenziale.
5. Tra i segni cutanei con sospetto di correlazione con l’infezione in corso sono state segnalate particolari lesioni delle estremità (mani, piedi) che somigliano ai comuni geloni da freddo, ovvero macchie rosse, gonfie, con sensazione di prurito/bruciore. Da precisare che solo in pochissimi casi l’infezione da Coronavirus è stata accertata a causa della mancanza di test di laboratorio. Il sospetto che si tratti di lesioni correlate alla pandemia è originato dalle seguenti osservazioni: a. numerose segnalazioni di casi del tutto analoghi sono avvenute in coincidenza con il diffondersi della pandemia, in Italia e in tutto il mondo; b. il numero di queste segnalazioni è decisamente alto per la normale incidenza di geloni, soprattutto in questa stagione con temperature particolarmente miti. c. alcuni di questi pazienti hanno avuto contatti con familiari o altre persone colpite dal virus: d. infine, sono stati segnalati casi di lesioni “geloni-like” insorgenti contemporaneamente in familiari (fratelli), rendendo ancora più plausibile l’ipotesi infettiva.
6. Degno di nota è il fatto che queste lesioni delle estremità appaiono colpire in netta maggioranza soggetti in età pediatrica, bambini, adolescenti o comunque giovani, a differenza delle tipologie di lesioni cutanee presenti in soggetti sintomatici.
7. Quasi sempre queste lesioni cutanee sono presenti in assenza di sintomi generali o comunque con sintomi del tutto lievi e sfumati. Si tratterebbe, quindi, di manifestazioni cutanee come segno unico, iniziale, o “minimo” di possibile infezione asintomatica da Coronavirus.
8. L’interpretazione attuale è che questi particolari segni cutanei siano un effetto indiretto dell’infezione virale, attraverso un meccanismo di reazione immunologica che colpisce elettivamente i piccoli vasi sanguigni della cute. Indagini istopatologiche in corso confermerebbero questa ipotesi. Sulla base di queste evidenze, l’ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) ha reputato utile predisporre e divulgare alcune linee guida per aiutare la popolazione a orientarsi ed effettuare i corretti percorsi diagnostici. “Oggi – afferma Francesco Cusano, presidente ADOI – sappiamo, grazie allo studio dei colleghi di Lecco e a quelli successivi di altri, che anche solo una macchia cutanea può essere spia dell’infezione. Si tratta di manifestazioni poco specifiche per cui non bisogna allarmarsi, ma per un approfondimento rivolgersi sicuramente al proprio dermatologo, che darà i suggerimenti più appropriati”.