Roma, 30 mar. (askanews) – Si moltiplicano da Nord a Sud i casi di residenze per anziani (RSA) travolte dall’emergenza e investite dal contagio da Covid-19, che minaccia oltre 300mila anziani ospiti in più di 7.000 strutture su tutto il territorio nazionale. Gli anziani che vivono nelle residenze assistenziali sono particolarmente fragili e hanno un rischio più elevato di infezione da coronavirus, a cui si aggiunge la posizione marginale che purtroppo da sempre queste strutture occupano nella scaletta delle agende di programmazione sanitaria istituzionale. Per questo la SIGG ha avviato il primo studio multicentrico osservazionale dedicato alla individuazione precoce dei sintomi d’esordio dell’infezione nelle RSA, adattando agli anziani residenti criteri diagnostici applicabili nelle strutture assistenziali. Lo studio “GeroCovid-RSA” avviato da pochi giorni coinvolge Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Sicilia e Lazio e ha già arruolato 10 RSA. “L’obiettivo è valutare l’efficacia di esami ematochimici come l’emocromo e la PCR o test diagnostici legati all’apparato muscolare come il test del cammino o l’impatto delle politerapie, di più malattie o dello stato cognitivo, per cercare di individuare sintomi sentinella che possano consentire una diagnosi precoce di Covid-19 nelle RSA, dove è più difficile l’applicazione di parametri diagnostici come ad esempio RX del torace o TC ” osserva Raffaele Antonelli Incalzi , presidente SIGG.
Obiettivo del progetto è anche valutare la reale efficacia sulla prevenzione delle buone pratiche anti-contagio condivise dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da altre Società Scientifiche, di cui gli esperti SIGG hanno contribuito a promuovere la diffusione. Si tratta di percorsi già attuati che andrebbero adottati in tutte le strutture residenziali per prevenire quanto più possibile l’avanzare del contagio di cui non si può ancora prevedere con esattezza l’evoluzione.
“In questo momento è di estrema importanza prendere precauzioni speciali e tempestive per proteggere gli anziani residenti e gli operatori, per impedire che le strutture assistenziali diventino focolai continui di contagio – mette in guardia Alba Malara, coordinatrice dello studio e coordinatrice Nazionale SIGG Sud e Isole -. E’ necessario l’uso di dispositivi di protezione individuale, come mascherine e guanti da parte di operatori sanitari, la restrizione degli spazi e delle attività comuni e il lavaggio frequente delle mani più volte al giorno”. (segue)