Roma, 22 gen. (askanews) – Nel 2007 Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, si oppose al progetto del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone di commissariare i gesuiti, un ordine religioso considerato dai settori più conservatori del Vaticano troppo aperturista. L’inedito retorscena è raccontato dallo storico Gianni La Bella nel libro “I Gesuiti. Dal Vaticano II a Papa Francesco” (Guerini e associati).
Nel volume, pubblicato nell’aprile 2019 e ora tradotto anche in spagnolo, La Bella ricostruisce il frangente nel quale l’allora preposito generale della Compagnia di Gesù, Peter Hans Kolvenbach, ormai anziano, riesce finalmente a dimettersi, e avvia le procedure per eleggere il suo successore, che sarà Adolfo Nicolas. I gesuiti, fondati nel 1534 da sant’Ignazio di Loyola, hanno uno speciale legame con la Sede apostolica, al punto da avere un quarto voto, oltre a povertà, castità e obbedienza propri di tutti gli ordini religiosi, di speciale obbedienza “circa missiones” al Pontefice. Dal Concilio vaticano II in poi, tuttavia, non sono mancate incomprensioni tra i Papi e la Compagnia di Gesù, che, in particolare sotto la guida dello storico preposito generale Pedro Arrupe (1965-1983), si è molto spesa nell’impegno sociale, nel dialogo con altre culture e religioni, nell’apertura culturale alla complessità. Caratteristiche che avevano suscitato l’apprensione di Paolo VI e la contrarietà di Giovanni Paolo II, il Papa polacco giunto, nel 1981, a commissariare l’ordine. Padre Kolvenbach fu eletto dopo quel traumatico episodio, promuovendo, con understatement, il disgelo dei rapporti con la Santa Sede. In Vaticano, però, continuavano ad esserci riserve: nel corso degli anni, ricorda Gianni La Bella, la congregazione per la Dottrina della fede prende di mira teologi gesuiti (Jon Sobrino, Jacques Dupuis, Roger Haight, Thomas J. Reese, Anthony De Mello), le università gesuite in giro per il mondo vengono poste “sotto la lente di ingrandimento della congregazione dell’educazione cattolica” e le dimissioni di Kolvenbah vengono “considerate, da un gruppo di autorevoli cardinali, non propriamente simpatizzanti dell’ordine, come un’opportunità da non perdere, per invitare il papa ad intervenire per rimettere in ordine le cose, riportando la Compagnia nei binari giusti”. La Bella cita i colombiani Alfonso Lopez Trujillo e Dario Castrillon Hoyos, il messicano Javier Lozano Barragan, il cileno Jorge Medina Estevez, lo statunitense William Wakefield Baum e lo sloveno Franc Rodé. “In particolare – annota lo storico – l’ex arcivescovo di Meddelin, Lopez Trujillo, non si era mai particolarmente curato di celare le sue critiche nei confronti dei gesuiti, i verti artefici, a suo avviso, della deriva liberazionista del cattolicesimo latino-americano, gli autentici manipolatori dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero”.
Segue la cronaca di questo retroscena inedito. “La preparazione della Congregazione è ormai avanzata e Kolvenbach informa le autorità vaticane sull’andamento dei lavori. Il 9 marzo del 2007 il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, rispondendo al generale, scrive che è desiderio del papa ‘che nella prossima Congregazione generale si rifletta con cura sulla preparazione spirituale ed ecclesiale dei giovani gesuiti, nonché, per tutta la Compagnia, sul valore e sull’osservanza del quarto voto’. Nel prosieguo della missiva il cardinale mette a parte il preposito delle ‘preoccupate riflessioni’ del pontefice, sulla situazione dell’ordine in Francia, dove ‘i segni della vita religiosa comunitaria (silenzio, osservanza dell’orario, penitenza, separazione delle comunità, distinzione professi-coadiutori spirituali, composizione dell’assemblea provinciale ecc.) sembrano essere stati emarginati; la vita religiosa propriamente detta (pietà, clausura, mortificazione) pare essere stata relegata alla sfera della cita privata, perdendo molto della sua dimensione comunitaria. Tutto ciò è vissuto in una sorta di euforia con l’assenso almeno tacito dell’autorità’. Una situazione che non riguarda solo la Francia, ma tutto l’ordine. Preoccupazioni acuite dal fatto che la maggioranza dei gesuiti, elettori delle Congregazioni provinciali, sono giovani e non hanno conosciuto ‘la Compagnia com’era un tempo’, ‘ma solo quella degli anni Settanta’. Le critiche di Bertone – nota La Bella – danno lo spessore della ‘cattiva fama’ di cui gode l’ordine in molti ambienti d’oltretevere. Nello stesso tempo, però, rivelano l’irrilevanza e l’inconsistenza delle accuse e svelano una visione della vita religiosa arcaica, demodé, preconciliare, fatta di regole, disciplina e precetti da rispettare. Sulla base di queste valutazioni la Segreteria di Stato decide, con una procedura inedita e canonicamente anomala, di suggerire a Kolvenbach, al fine di garantire ‘una più fruttuosa celebrazione’ della prossima Congregazione Generale, di coinvolgere nella sua preparazione ‘il cardinale Jorge Mario Bergoglio, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires, segnalandogli quanto sopra, chiedendogli il suo autorevole parere in proposito’. Sono molti in Vaticano, in quel momento, a pensare a lui come al candidato ideale, qualora venisse deciso un commissariamento, rispetto al quale Benedetto XVI, vista la caratura del personaggio, non avrebbe avuto certamente nulla da obiettare. Kolvenbach, perplesso e sconcertato, si mette in contatto con l’Arcivescovo di Buenos Aires, che il 13 aprile 2007 gli fa avere le sue considerazioni sullo ‘stato della Compagnia’. Nonostante non condivida del tutto gli orientamenti e le scelte operate dal governo dell’ordine e non abbia mai fatto mistero di alcune sue perplessità, rispetto al relativismo praticato nella formazione delle giovani generazioni, che aveva portato la Compagnia, in alcuni momenti della sua storia recente, ad un rilassamento della sua tensione missionaria, Bergoglio è decisamente contrario ad un’ipotesi di commissariamento che, a suo avviso, moltiplicherebbe i problemi anziché risolverli. Durante la sua visita alla Provincia di Castiglia, a Valladolid, in Spagna, il 6 maggio 2013, il successore di Kolvenbach, Adolfo Nicolas, racconta ‘confidenzialmente’ a una sessantina di gesuiti come, nel suo primo incontro con papa Francesco, quesgli gli disse di essersi tenacemente opposto all’ipotsi di un nuovo commissariamento della Compagnia di Gesù, che a Roma, in quel momento, tanti volevano. Avvertito delle manovre in corso, Kolvenbach, contrariamente al suo stile discreto e riservato, chiede udienza a Benedetto XVI e abbandonata ogni prudenza, in modo fermo e deciso, come forse mai nella sua vita, chiede al pontefice di non approvare una decisione come questa che la Compagnia, questa volta, non avrebbe tollerato”. La Compagnia di Gesù non venne commissariata. E durante il generalato del nuovo preposito, padre Nicolas, nel 2013 Jorge Mario Bergoglio venne eletto Papa.