Roma, 26 nov. (askanews) – “Non è possibile che nell’era di Google Maps, dove tutto o quasi è mappato, non si possa costruire un database nazionale attraverso cui monitorare il rischio per edifici e infrastrutture”. L’architetto Stefano Boeri, incaricato della redazione del piano attuativo per la ricostruzione post-sisma a Castelsantangelo (Macerata), parla in un’intervista sulla Stampa.
“Un dato: negli ultimi 20 anni il 20% delle frane registrate in Europa è avvenuto in Italia. È impossibile pensare che le strutture statali possano bastare per controllare tutta la penisola. Serve un coinvolgimento democratico, diffuso, a partire dagli ordini professionali degli architetti, ingegneri e geometri” ha spiegato al quotidiano.
“Faccio mia e allargo la proposta del Consiglio nazionale degli ingegneri – ha detto – in un Paese dove abbiamo circa 61 mila tra ponti e viadotti, lo Stato deve potersi affidare a una rete diffusa di competenze locali per mappare il territorio. E le dico di più:con lenuove tecnologie sarebbepossibile coinvolgere anchetutti i cittadini».
E come? “M’immagino una app a cui mandare delle segnalazioni specifiche su un determinato ponte,edificio o territorio collinare a rischio. Dieci anni fa non sarebbe stato possibile, ma ora sì. Chi meglio dei cittadini che vi abitano hanno l’attenzionee il senso diresponsabilità per farlo? Così potremmo ottenere una mappa dinamica e sempre aggiornata dei pericoli idrogeologici e lo Stato saprà dove intervenire”.”Una sorta di grande deal – continua – che porta al coinvolgimento del sapere e delle conoscenze locali. La dimensione del rischio è tale che serve uno sguardo molecolare e diffuso. Solo così le istituzioni potranno intervenire in tempo ed evitare nuove tragedie”.
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