Roma, 23 ott. (askanews) – C’è da chiedersi come mai, pur sapendo di rischiare la propria vita, una persona ad alto rischio cardiovascolare, decida di non preoccuparsi o magari di rimuovere il problema. Sono poco incoraggianti i risultati di un’indagine sugli italiani ad alto rischio cardiovascolare che conferma come 3 su 10 non assumono i farmaci prescritti, la metà li assume in modo saltuario e più della metà non ha cambiato stile di vita2. Questi e altri risultati sono stati commentati da esperti nel corso dell’incontro svoltosi a Roma c/o la Sala Stampa della Camera dei Deputati per approfondire i meccanismi che portano all’informazione e alla consapevolezza dei pazienti i quali sembrano “incagliarsi” nel mettere in pratica quanto viene indicato e prescritto dal medico.
Una realtà, quella italiana, che si inserisce in un contesto europeo che ha voluto lanciare una call to action attraverso una lettera aperta al neo-nominato Commissario Europeo per la salute Stella Kyriakides3, firmata congiuntamente dallo European Heart Network (EHN) e dalla European Society of Cardiology (ESC). La richiesta è quella di sviluppare con urgenza un piano d’azione dedicato per combattere la principale causa di morte in Europa, poiché ancora oggi le malattie cardiovascolari non ricevono la stessa attenzione che l’EU riserva ad altre patologie, né fondi adeguati per la ricerca. La preoccupazione è che questa mancanza di attenzione sia dovuta ad una errata percezione dell’impatto che le malattie cardio-cerebrovascolari hanno in termini umani, economici e sociali.
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