Milano, 20 ago. (askanews) – Un chip per coltivare cartilagine e sottoporla a stimoli meccanici capaci di generare gli effetti dell’osteoartrosi (Oa), con l’obiettivo di testare farmaci artificialmente e accorciare tempi e costi delle sperimentazioni. E’ il risultato ottenuto nel Laboratorio del Politecnico di Milano MiMic (Microfluidic and Biomimetic Microsystems), in un progetto che ha coinvolto anche l’Ospedale Universitario di Basilea. Lo studio è stato pubblicato su Nature Biomedical Engineering.
La ricerca che ha prodotto il chip, sottolinea il Politecnico di Milano in una nota, ha dimostrato che l’iperstimolazione meccanica della cartilagine sembra sufficiente a indurre la patologia dell’osteoartosi, senza ricorrere alla somministrazione di molecole infiammatorie come fatto finora. Con una opportuna compressione del tessuto cartilagineo si inducono i sintomi caratteristici della malattia: infiammazione, ipertrofia e aumento dei processi di degradazione.
La cartilagine ‘prodotta’ da chip diventa quindi strumento utile per test scientifici. Oltre a diminuire tempi e costi, il chip permetterà di ridurre la necessità delle sperimentazioni sugli animali. La ricerca proseguirà verso la modellizzazione dell’intera articolazione su chip, grazie ad un progetto di Fondazione Cariplo che è stato finanziato in risposta alla call ‘Ricerca Biomedica sulle malattie legate all’invecchiamento 2018’.