Roma, 7 mag. (askanews) – Non sarebbe un ‘avviso di sgombero’ quello alla base del black out che ha colpito da ieri lo stabile occupato a via Santa Croce in Gerusalemme a Roma, ma solo un disguido tecnico. Così, dopo approfondimenti con l’amministrazione comunale, è stato riferito da alcuni degli arrivisti di Spin Lab alla folla preoccupata che ha popolato l’assemblea convocata per oggi pomeriggio e aperta alla partecipazione delle associazioni cittadine. Nonostante lo stabile figuri nell’elenco degli sgomberi più urgenti compilato dalla Prefettura di Roma e condiviso con il ministro dell’Interno Matteo Salvini, l’uscita per le oltre 450 persone ufficialmente accolte dalla struttura, compresi 98 bambini, non sarebbe così imminente come sembrava in queste ore. La sostituzione di un pad nella centralina di zona avrebbe portato al black out, mentre l’istituto creditizio proprietario dello stabile avrebbe saldato a Acea, erogatrice del servizio energetico, tutte le bollette fino a Aprile 2019. Resta, però, tra gli occupanti, molto timore per il futuro: “non vogliamo finire in strada come è successo dopo piazza Indipendenza”, ricordano in molti dei presenti. E a momento da parte dell’amministrazione capitolina non sono state prospettate soluzioni alternative che, di recente, hanno portato invece a un abbandono volontario dell’altro stabile precedentemente occupato in via Carlo Felice senza alcun incidente.