Roma, 11 mar. (askanews) – Bevono per divertirsi, sballare e ubriacarsi. “Sono giovanissimi e giovani, sino a 24 anni, hanno comportamenti a rischio e non conoscono i rischi che corrono” è l’allarme lanciato al Congresso Cardionefrologia 2019 che si terrà a Roma dal 12 al 14 marzo prossimi.
Come racconta Luca di Lullo, Responsabile Scientifico dell’evento e tra i promotori dell’iniziativa, “tra i vari comportamenti, quello che preoccupa maggiormente la popolazione dei nefrologi sono i nuovi modelli del consumo di alcol diffusi tra i giovani, con in testa il cosidetto ‘binge drinking’: le ‘abbuffate’ di alcol del fine settimana. Sei o più bicchieri assunti in una sola serata per cercare lo ‘sballo’ e la perdita di controllo ma trovando talora stati di intossicazione alcolica (più precisamente un consumo pari mediamente a 60 grammi di alcol, 5-6 Unità Alcoliche (UA) in cui una UA equivale a 12 grammi di alcol puro)”.
Il fenomeno come sottolinea il Ministero della Salute nella relazione annuale al Parlamento, interessa circa 8,6 milioni di italiani che hanno una modalità di bere a rischio. Nel 2017 riguardava il 17% dei giovani tra i 18 e i 24 anni con una prevalenza del sesso maschile e 800 mila minorenni (il 22,9% dei maschi e il 17,9% delle femmine) che non si limitano più a consumare vino o birra ma si sono spostati verso cocktail, liquori e distillati ad elevata gradazione alcolica.
“L’eccesso di bevande alcoliche, specialmente consumate in quantità è un noto fattore di rischio di insufficienza renale – spiega Di Lullo – e il danno può facilmente diventare cronico anche in considerazione del fatto che le malattie renali sono silenti sino agli stadi più graviì. Negli ultimi anni abbiamo assistito a casi di giovanissimi per i quali è stata necessaria la dialisi per contrastare gli effetti di tossicità acuta delle bevande alcoliche. Oltre ai più noti effetti sul fegato il consumo di alcol sia acuto che cronico può compromettere la funzione dei reni che non riescono più a regolare la quantità di fluidi ed elettroliti nell’organismo. L’alcol e i suoi sottoprodotti tossici sono in grado di mandare in tilt anche l’equilibrio ormonale che regola la pressione sanguigna e la produzione di globuli rossi. Inoltre l’effetto diuretico dell’alcol porta ad urinare di più e più spesso alterando l’equilibrio di sostanze come sodio, potassio, calcio e fosfati. E aumenta la pressione arteriosa, che è uno dei più noti fattori di rischio per l’insufficienza renale”.
In Italia l’alcol è la prima causa di morte per ragazzi e ragazze sotto i 24 anni (compresi gli incidenti d’auto) e, nel mondo, di 2,5 milioni di persone ogni anno, ma anche di patologie, di danni ad altri e interessa in misura sempre maggiore le fasce più giovani e i paesi in via di sviluppo. Purtroppo il consumo di alcol è legato culturalmente all’idea di convivialità e se ne sottovalutano i rischi a lungo termine.