Roma, 6 mar. (askanews) – Adozione urgente di nuove scelte di politica sanitaria, nuovi modelli gestionali dei servizi sanitari e, soprattutto, un’adeguata prevenzione: sono i punti focali del Manifesto Sociale presentato da sociietà scientifiche e associazioni dei pazienti per fronteggiare le fratture da fargilità, sempre più vera e propria emergenza di salute pubblica.
Con il loro costo annuo, le fratture da fragilità pesano sulla sanità italiana come una intera manovra finanziaria dello Stato: 9,4 miliardi di euro che, nel 2030, diverranno quasi 12 miliardi (con un incremento del 26,2%). Ma non è questo il solo dato negativo pubblicato recentemente dalla International Osteoporosis Foundation che ci consegna un quadro molto preoccupante sul nostro Paese: 4 milioni di over 50 sono colpiti da osteoporosi e si stima che, nel solo 2017, si siano verificate in Italia 560.000 casi di fratture da fragilità (senza contare le numerose fratture vertebrali che solo in piccola parte vengono diagnosticate o registrate) la cui incidenza, nei prossimi 10 anni, aumenterà del 22,4%. Si tratta di una condizione causa di disabilità complessa, con un impatto enorme sulla qualità della vita e gravi limitazioni funzionali, che aumenta di molto il rischio di mortalità.
Dati e considerazioni queste che, su iniziativa della rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, hanno indotto 6 società medico-scientifiche e ben 15 associazioni di pazienti a dar vita a “FRAME”, un’alleanza finalizzata al coinvolgimento della classe politica e delle istituzioni, affinché adottino scelte di politica sanitaria e adeguate iniziative che consentano, attraverso nuovi modelli gestionali, di prevenire e contrastare efficacemente le fratture da fragilità. Un’alleanza che ha anche prodotto un Manifesto Sociale – presentato oggi alla sala Nassirya del Senato della Repubblica – nel quale sono state raccolte le istanze di tipo sanitario e le proposte organizzative che pazienti e società medico scientifiche sollecitano con urgenza.
E’ importante considerare che per un paziente che abbia subito una frattura da fragilità, la possibilità di subirne una seconda entro 2 anni è di cinque volte superiore. Ad aggravare la situazione si aggiunge l’importante aumento della popolazione anziana e il fatto che la fragilità ossea è spesso concomitante con alcune patologie croniche o indotta da trattamenti farmacologici che possono determinarla, complicando ulteriormente il quadro clinico che coinvolge così diversi ambiti specialistici.
Affrontando il tema delle fratture da fragilità sul piano delle prospettive future e dell’epidemiologia, Maria Luisa Brandi, Ordinario in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, all’Università degli Studi di Firenze e Presidente FIRMO (Fondazione Italiana Ricerca Malattie dell’Osso), ha sottolineato l’urgenza di intervenire: “Se non si provvede subito – ha osservato – per l’Italia ci sarà un conto assai salato: ci aspettiamo che nel 2030 si fratturino i numerosi bambini del baby boom, quelli nati a cavallo degli Anni ’50-’60 perché, tendenzialmente, anche loro entreranno nell’età critica. Una situazione che creerà enormi problemi a livello di costi per la riabilitazione, per le protesi e per le case di riposo per gli anziani. Dobbiamo agire, anche perché abbiamo farmaci che in quest’area prevengono con successo le fratture fino al 70%”. Nel Manifesto Sociale la ricetta “urgente” di clinici e pazienti per far fronte all’emergenza osteoporosi declina in 5 punti le azioni indifferibili: riconoscerne la priorità, definirne le dimensioni, organizzare modelli di presa in carico, aggiornare le linee guida, aggiornare e semplificare i criteri per l’accesso ai trattamenti farmacologici e monitorare gli outcome.