Roma, 13 feb. (askanews) – La diffusione del diabete in Italia nella popolazione generale ha raggiunto il 6%, a cui si può aggiungere una quantità di sommerso preoccupante, stimabile attorno al 2% di coloro che hanno il diabete e non lo sanno (stimate circa 2 milioni di persone). Secondo gli studi della Società Italiana di diabetologia, quasi il 65% delle persone con diabete si colloca nella fascia di età pari o superiore ai 65 anni. Circa un paziente su 5 ha età pari o superiore a 80 anni, circa il 2% ha età inferiore a 20 anni e circa il 35% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni). Dati e nuove prpspettive sono state esaminate al convegno “La malattia diabetica e le sue complicanze” tenutosi presso l’Istituto Superiore di Sanità, organizzato con il patrocinio dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta – ACISMOM e dell’ISS e con il contributo non condizionante di Mundipharma. Un’occasione per rimarcare l’importanza della multidisciplinarietà nell’approccio sul diabete e la necessità di sinergia tra pubblico e privato. Il mondo farmaceutico ritiene fondamentale promuovere questi appuntamenti di alto livello scientifico nella propria strategia di conoscenza e nel rispetto della centralità del paziente.
“La nostra realtà vanta un forte patrimonio in tutta Europa nella medicina generale e specialistica. Attraverso il nostro lavoro nel diabete rafforziamo ulteriormente il nostro impegno nel rendere disponibili medicinali innovativi che aggiungano valore reale ai pazienti e ai sistemi sanitari” commenta Franco Rapari, Regional Access Manager di Mundipharma Pharmaceuticals. “Come ribadito anche da illustri farmacologi in queste ore, se si vuole la salute come un diritto, va detto che ai diritti corrispondono dei doveri. E abbiamo il dovere di mantenerla, la salute. Per questo conta moltissimo lo stile di vita. Chi non fuma, beve pochissimo alcol, mangia con moderazione si preserva certamente”.
La prevalenza complessiva di diabete è maggiore nei maschi. I dati confermano il fatto che la patologia affligge moltissimi anziani, ma sottolineano anche che moltissime persone con diabete (oltre 200 mila in questa casistica e oltre 1 milione su base nazionale) non sono anziani e sono nel pieno dell’età lavorativa. Nella fascia 25-44 anni, si va dallo 0.9% di pazienti diabetici tra chi ha una laurea o un diploma superiore, al 2.6% di chi ha una licenza elementare o nessun titolo. Salendo con l’età, i numeri crescono e anche il divario in questo senso va aumentando. Tra i 45 e i 64 anni, tra chi ha una laurea il tasso è del 2.7% a fronte dell’11.5% di chi ha una licenza elementare o nessun titolo di studio; queste due categorie raggiungono rispettivamente l’8.4% e il 16.5% tra gli over 65. Questo dato fa riflettere, poiché valorizza uno dei “pilastri” della terapia del diabete, quello dell’educazione: “per ritardare la comparsa del diabete e per contrastarne la progressione, la terapia si basa su 4 pilastri fondamentali, di cui 3 non sono farmacologici” spiega il prof. Giaccari, diabetologo, Professore Associato di Endocrinologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile del Centro per le Malattie Endocrine e Metaboliche della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS. “Anzitutto, l’alimentazione, non intesa come dieta, ma come alimentazione sana, per raggiungere un peso forma e mantenerlo nel tempo. Il secondo pilastro è l’attività fisica, cui segue proprio l’educazione: è fondamentale che il soggetto sappia cosa sta succedendo, quali sono gli effetti delle conseguenze della malattia diabetica, affinché tenga sotto controllo il proprio diabete e i relativi fattori di rischio. La terapia farmacologica è solo il quarto pilastro che regge il “tempio” della terapia del diabete”. I dati ISTAT che hanno contribuito a questo quadro permettono di definire ulteriori dettagli. Ad esempio, si riscontra che al Sud la prevalenza del diabete raggiunge il 6.5%, con un picco superiore all’8% in Calabria.(Segue)