Roma, 12 feb. (askanews) – Oggi i malati di Parkinson in Europa sono quasi un milione e mezzo ed aumenteranno sensibilmente entro il 2050 perché, con l’invecchiamento generale della popolazione, le patologie neurodegenerative sono destinate a superare ampiamente nei numeri le malattie oncologiche. Lo sviluppo di un approccio innovativo alla malattia è l’obiettivo del progetto “Palliative care in Parkinson’s Disease” (PD_Pal project), della durata di tre anni, che ha ottenuto un finanziamento dall’Unione Europea di 4 milioni di euro all’interno del Programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020.
Capofila del progetto saranno il Dipartimento di Neuroscienze ed il Padova Neuroscience Center dell’Università di Padova, con il coinvolgimento di altre prestigiose Università europee, il Kings’ College e l’University College di Londra, l’Università di Nijmegen (Olanda), di Ioannina (Grecia) e di Marburg (Germania), la Società Estone per i disturbi del movimento e l’Università privata medica Paracelsus di Salisburgo specializzata nelle scienze infermieristiche e nelle cure palliative.
Integrando strumenti elettronici per monitorare movimento e funzioni cognitive al domicilio e definendo gli standard per un percorso multidisicplinare integrato – spiega l’Università di Padova – sarà possibile validare un approccio basato sul modello olandese di ParkinsonNet che porti in Europa a una gestione adeguata della persona con Parkinson anche nelle fasi più avanzate superando le barriere architettoniche e l’isolamento sociale, consentendo ai pazienti di essere seguiti con metodo e regolarità da un pool di specialisti, tra neurologi, fisiatri, fisioterapisti e logopedisti. L’esperienza che deriverà da progetto – che prenderà il via domani a Padova – sarà messa a disposizione di tutti attraverso società scientifiche internazionali quali l’Accademia Europea di Neurologia (EAN) e la Società Internazionale per i Disturbi del Movimento. Anche le associazioni dei pazienti sia a livello europeo (la European Parkinson Disease Association EPDA) che nazionali e territoriali saranno coinvolte nella definizione dei percorsi e nella diffusione dei risultati. Responsabile scientifico del progetto sarà il prof. Angelo Antonini, responsabile dell’Unità per la malattia di Parkinson e disturbi del movimento della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliera di Padova.
“Oggi – spiega Angelo Antonini coordinatore del progetto europeo – stiamo sviluppando terapie innovative per rallentare il decorso della malattia ed abbiamo trattamenti per consentire a molte persone con il Parkinson di convivere adeguatamente con i propri disturbi per decenni. Quando però i sintomi complicano la capacità di muoversi autonomamente, la qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari è compromessa gravemente dalle difficoltà di comunicazione con i medici e le strutture di riferimento. Nel terzo millennio ci sono tecnologie che ci consentono di superare e facilitare una adeguata integrazione tra ospedale e territorio e gestire percorsi assistenziali individuali riducendo gli accessi in ospedale e garantendo una migliore qualità di vita anche a coloro che hanno gravi difficoltà motorie. L’obbiettivo è di cambiare il nostro approccio ai disturbi cronici chiedendoci come diceva Oliver Sacks ‘non quale malattia ha la persona, ma piuttosto quale persona ha la malattia’”.
“Fornire un adeguato percorso riabilitativo a livello domiciliare definendo le necessità individuali in maniera appropriata rappresenta l’unica possibilità per limitare cadute e fratture che compromettono in maniera permanente l’autonomia di pazienti con malattie neurologiche come il Parkinson”, spiega il Professor Stefano Masiero direttore dell’Unità di Fisiatria. “Questo progetto rappresenta bene lo spirito del nostro Padova Neuroscience Center – dice il professor Maurizio Corbetta direttore del Centro e della Clinica Neurologica – ed è in linea con i nostri obbiettivi di integrare competenze scientifiche diverse e sviluppare sinergie che ci consentano di approfondire le nostre conoscenze e definire percorsi terapeutici per combattere malattie di grande impatto sociale come il Parkinson, l’Alzheimer e l’Ictus”.
“Siamo orgogliosi che questo progetto possa svilupparsi all’interno del nostro Dipartimento di Neuroscienze – conclude il professor Alessandro Martini Direttore del Dipartimento – La visione del nostro Dipartimento è stata in questi anni quella di attrarre le migliori competenze per generare un percorso di eccellenza che allarghi il nostro orizzonte accademico anche a realtà del territorio per produrre reale innovazione in termini di cure e qualità di vita”.