Roma, 5 dic. (askanews) – “Salutisti da contesto”, “anziani medicalizzati”, “cittadini fatalisti”, “giovani preoccupati ma indisciplinati”. Queste sono le quattro “tribù” di persone con diabete tipo 2, che percepiscono e vivono la malattia in maniera diversa nell’area metropolitana di Roma, individuate dall’analisi qualitativa condotta dal Censis, all’interno del programma internazionale Cities Changing Diabetes e presentata in occasione della terza edizione del Forum “Sustainable cities promoting urban health”. Il Forum italo-danese è organizzato dall’Ambasciata di Danimarca in collaborazione con il Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Intergruppo parlamentare “Qualità di vita nelle città”, ANCI-Associazione nazionale comuni italiani e Health City Institute. Lo studio, realizzato in collaborazione con SID – Società Italiana di Diabetologia e AMD – Associazione Medici Diabetologi, ha preso in considerazione diversi aspetti sociali, come il reddito e il luogo di residenza e diversi determinanti culturali, come le tradizioni e l’istruzione, e ha denominato i quattro gruppi sulla base del modo in cui questi aspetti influiscono sulla vita.
Tra chi vive in prevalenza fuori Roma sono stati individuati i “salutisti da contesto”, così denominati perché accomunati dall’attenzione per uno stile di vita sano che essi stessi collegano alle caratteristiche del luogo di vita. Le persone appartenenti a questo gruppo si muovono infatti prevalentemente a piedi per raggiungere i luoghi che frequentano abitualmente e sono attenti all’alimentazione, attribuendo uno scarso peso alla dimensione culturale tradizionale del cibo. Hanno un diabete ben controllato, al contrario degli appartenenti all’altro gruppo di residenti fuori Roma, “gli anziani medicalizzati”, che sono caratterizzati da un’età più avanzata. Questi ultimi invece, sempre al contrario dei primi, si muovono prevalentemente in macchina e danno valore agli aspetti culturali tradizionali del cibo. Esprimono una grande fiducia nei confronti del medico e della terapia farmacologica, dettaglio che ha contribuito alla scelta del nome, ma la frequenza al Centro di diabetologia è la meno assidua tra tutti e quattro i gruppi, tanto che il 41,7 per cento si reca al Centro diabetologico una volta l’anno o meno. Gli appartenenti a entrambi i gruppi hanno mediamente un livello di istruzione medio-basso e dichiarano di essere ben informati sulla loro malattia.
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