Roma, 28 nov. (askanews) – L’acqua, elemento cardine della vita dell’individuo e delle società, è protagonista del cameo letterario a firma di Michele Serra, edito da Aboca. Si parla del micro, le acque lombarde, per raccontare il macro, l’importanza e la fragilità del bene comune acqua sotto minaccia da inquinamento ambientale.
Un rapporto complesso, quello tra Milano e l’acqua, sicuramente un legame molto stretto cui la capitale meneghina è, e sempre sarà, debitrice. L’acqua, infatti, simbolo di vita e di sacralità, è stata anche l’elemento materiale grazie al quale si è foggiata, nei secoli, l’identità e la ricchezza della capitale lombarda. Così il suo sviluppo industriale, così la fortuna dei grandi fondi agricoli lombardi che, grazie alla tecnica della marcite, hanno potuto assicurare tagli di fieno per il bestiame tutto l’anno.
Michele Serra, con la sua prosa che diventa poesia nell’articolazione del linguaggio e filosofia nell’analisi dei contenuti, racconta con grande intensità l’epopea delle acque di Milano che, dopo decenni di prelievo forzato industriale, giacciono nel sottosuolo della città cariche di mistero, di memoria e di promesse. Il racconto si snoda attorno a un emblema dell’economia italiana, l’industria metalmeccanica, qui rappresentata dalle Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck a Sesto San Giovanni, svettanti sopra la falda acquifera della Pianura Padana, “l’anima rigurgitante dell’economia lombarda”.
“Da parecchi anni volevo scrivere qualcosa, magari un romanzo, sulla falda acquifera sottostante Milano, in risalita da quando è cessato il massiccio prelievo dell’industria siderurgica di Sesto San Giovanni. Quando il compositore Fabio Vacchi, con il quale avevo già lavorato in passato come librettista, nel 2016 mi ha chiesto un testo che avesse per argomento l’acqua, da musicare e mettere in scena proprio a Milano, ho subito ripreso quella vecchia idea, ed è nato il melologo Sull’Acqua, per la voce di Lella Costa e l’esecuzione dell’Orchestra Verdi.
Dell’antico progetto romanzesco-alluvionale rimane il succo. Lo spirito. Che è trattare l’acqua come una presenza al tempo spesso vitale e minacciosa, benefica e ammonitrice. Simbolo della presenza della natura come Grande Rimosso di questa epoca, qualcosa che l’artificio tecnologico tende a occultare eppure riprende spazio e importanza anche a scapito della nostra ingordigia e delle nostre distorsioni.
L’idea di una presenza risalente non è meno affascinante, mi pare, di quella di una presenza che incombe dall’alto: se i popoli antichi temevano che il cielo potesse precipitare, ho immaginato per noi moderni l’evenienza che l’acqua risalga dalle profondità per richiamarci alla nostra debolezza così come ai nostri doveri. E alle nostre potenzialità” dichiara Michele Serra.