Roma, 25 giu. (askanews) – Un Csm più ‘politico’ e più vicino ai bisogni di tutti i magistrati. Sono questi gli obiettivi principali di Rita Sanlorenzo, candidata di Area democratica per la giustizia – corrente di sinistra – alle elezioni per il rinnovo dei 16 consiglieri togati del Csm, che si terranno l’8 e il 9 luglio prossimi. Circa 9.500 i magistrati chiamati alle urne.
Sanlorenzo, sostituta alla procura generale presso la Corte di Cassazione, è scesa in lizza tra i magistrati di legittimità per uno scranno a Palazzo dei Marescialli con l’intento di “riscoprire e valorizzare di nuovo con forza la ‘politicità’ del Csm, vale a dire il ruolo che la Costituzione gli dà come organo rappresentativo della magistratura che indirizza le linee della politica giudiziaria e interpreta il momento che la magistratura attraversa. Noi di Area Dg vogliamo che il Csm, da mero organo di amministrazione, diventi interlocutore privilegiato con la politica per fare presente le richieste, le necessità, i bisogni di servizio dei magistrati”.
Altra sfida, altrettanto importante per Sanlorenzo è quella di riavvicinare il Csm a tutti i magistrati che, negli ultimi anni, hanno sentito “un po’ lontano, quasi antagonista. Vogliamo un Csm che sia presidio della costituzione a difesa della nostra indipendenza”. Nel corso del tour elettorale tra tribunali e procure in giro per l’Italia “sono molti i colleghi che ci hanno fatto richieste in questo senso: ci hanno chiesto di dare più trasparenza alle decisioni prese dal Consiglio e di superare quel distacco, quella lontananza che la categoria avverte, un po’ come avviene negli ultimi tempi tra cittadini-elettori e le istituzioni che hanno concorso a formare”, ha sottolineato.
E anche per questo motivo la consiliatura targata Legnini, che sta per terminare, non ottiene consensi da parte di Sanlorenzo e di molti altri suoi colleghi. “In questi quattro anni abbiamo assistito ad un passaggio abbastanza inedito: la creazione di un blocco unitario da parte della componente laica dei consiglierei del Csm che in molti casi ha costituito il traino, il centro decisionale, espropriando la rappresentanza dei magistrati del loro naturale protagonismo all’interno dell’Assemblea di Palazzo dei Marescialli. E poi c’è stato anche un forte accentramento di poteri nel Comitato di presidenza, composto dal vicepresidente e dal presidente di Corte e dal Pg, che ha offuscato un po’ la rappresentatività della componente togata del Csm”, ha aggiunto.
Sulla decisione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di bloccare la riforma delle intercettazioni, che sarebbe entrata in vigore il prossimo 12 luglio, Sanlorenzo approva e conferma che anche la maggioranza dei magistrati è d’accordo “proprio per la carenza di mezzi, strutture e strumenti per realizzare perfettamente quelle che erano le previsioni della legge: per esempio, molti palazzi di Giustizia e Procure non hanno i locali per realizzare l’archivio informatico. E inoltre ci sono problemi di tipo interpretativo rispetto al quale i colleghi delle procure e del giudicante evidenziano delle aporie che avrebbero reso probabilmente molto difficile l’applicazione della legge”.
La sospensione dell’attività penale a Bari, dopo lo sgombero del Palazzo di Giustizia a causa del rischio di crollo dell’edificio, viene giudicata da Sanlorenzo “una misura necessaria perché la situazione nel capoluogo pugliese è devastante. Come in occasione di un sisma, anche a Bari c’è stata la necessità della sospensione dei termini per evitare che il blocco delle attività compromettesse i diritti dei cittadini. Il problema più impellente è ora trovare delle soluzioni che non provochino ulteriori disagi ai cittadini, ai magistrati e agli avvocati”.
Sulle correnti all’interno della magistratura spesso accusate di condizionare le decisioni del Csm, Sanlorenzo ha un’idea diversa. “Le correnti sono essenziali, d’altra parte le prevede la costituzione che stabilisce che i consiglieri siano eletti dai loro colleghi. Ed è chiaro che in qualche modo ci si debba differenziare non per provenienza geografica, per clientele ma in base a delle diverse visioni, progettualità, una volta si diceva ideologia, adesso diciamo diverse impostazioni”. Quello che a Sanlorenzo e ai colleghi di Area dg non va “è la degenerazione in correntismo, ossia le correnti viste come fazioni che occupano l’istituzione e che alle volte sorreggono le loro decisioni non in base a quella che è la soluzione migliore ma quella che più conviene a ciascuna di loro. Queste sono prassi che non sopportiamo più e non sono consone alla nostra formazione professionale”.
Gli altri candidati per il rinnovo del Csm di Area democratica per la giustizia sono Giuseppe Cascini, Procura della Repubblica di Roma, tra i magistrati requirenti; Giovanni (Ciccio) Zaccaro, Tribunale di Bari; Mario Suriano, Tribunale di Napoli; Alessandra Dal Moro, Tribunale di Milano; Bruno Giangiacomo, Tribunale di Vasto tra i magistrati giudicanti.