Roma, 16 mag. (askanews) – A Roma sono stati rimossi nella notte i circa 50 manifesti “shock” della campagna contro l’aborto dell’associazione pro-life CitizenGO: “L’aborto è la prima causa di femminicio nel mondo. #Stopaborto”, si leggeva sui cartelloni, apparsi nei giorni scorsi, che hanno creato una bufera di polemiche politiche e non. Ieri Roma Capitale ha notificato una “diffida” alla società concessionaria per la rimozione “immediata” dei manifesti in quanto – ha stabilito l’Ufficio Pubblicità del Dipartimento Sviluppo Economico e Attività Produttive – è stato violato il Regolamento capitolino sulla pubblicità dove prescrive che è “vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili”.
“Alla fine è giunta la censura”, ha commentato CitizenGO, annunciando però una nuova campagna, con nuovi manifesti ed immagini sui social, sempre con hashtag #stopaborto, questa volta in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, il 17 maggio, “per ricordare coloro che i diritti civili non li hanno mai avuti: i bambini abortiti”.
“La censura politica del Comune di Roma è un attacco senza precedenti alla libertà di espressione di chi difende la vita dal concepimento alla morte naturale”, ha detto Filippo Savarese, di CitizenGO: “Di fatto, si dice che oggi non è lecito fare campagne contro l’aborto a Roma, a pena di sanzioni amministrative. È una violazione delle libertà costituzionali inaudita, che dimostra l’esistenza di un regime di pensiero sui temi bioetici che non tollera diversità di vedute. Rilanciamo con una nuova campagna contro l’aborto: lo slogan della nuova campagna è ‘I diritti civili nascono nel grembo materno’. Non è possibile rivendicare nessun diritto civile, vero o presunto, se prima non si riconosce il diritto alla vita di tutti contro l’ideologia abortista”.