Roma, 2 mag. (askanews) – Ogni giorno 6 milioni di persone over65 consumano più di cinque medicinali e 1,3 milioni arriva a prenderne fino a dieci. Farmaci che spesso entrano in conflitto tra loro e costringono circa 1,5 milioni d’italiani a nuovi ricoveri in ospedale per far fronte ai danni provocati dalla loro interazione. Dati del Rapporto Osservasalute 2017 che fanno riflettere, se si pensa che l’Italia è il Paese con il maggior numero di anziani che richiedono cure sempre più complesse e personalizzate. Fondamentale, in questo scenario, una nuova figura professionale: quella dell’Hospitalist, medico internista con competenze cliniche, gestionali e relazionali necessarie per seguire pazienti affetti da più patologie croniche. Se ne parlerà in occasione del XXIII Congresso di FADOI – Federazione Nazionale Dirigenti Ospedalieri Internisti – che si svolgerà dal 12 al 15 maggio a Bologna (Palazzo della Cultura e dei Congressi) alla presenza, tra gli altri, del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi e del Direttore Generale dell’AIFA Mario Melazzini.
“Siamo il secondo Paese più vecchio al mondo – afferma Andrea Fontanella, Presidente Nazionale FADOI – e il terzo per aspettativa di vita. I nuovi farmaci, le nuove tecnologie, la diagnostica rapida ed efficace, hanno permesso di contrastare in modo significativo le malattie acute: si muore molto meno per infarto e ictus, persino il cancro è stato “cronicizzato”. Eppure il 70,7% degli over65 ha almeno due patologie concomitanti e assume dai 5 ai 10 farmaci al giorno. Questi pazienti, presenti in tutti i reparti ospedalieri, non solo in quelli di Medicina Interna, vengono gestiti per i loro problemi in modo frammentato, spesso da differenti sub-specialisti che si occupano della patologia d’organo, senza tener conto della complessità e delle politerapie. Soprattutto non hanno un medico di riferimento che abbia la cultura della complessità e una visione globale della persona, oltre la capacità di gestire la comunicazione col paziente e i suoi famigliari. In pratica, un medico che, oltre a sapere, sappia fare. Questa figura professionale è quella che coincide con l’Internista “Dottore degli adulti”.
“La FADOI – ricorda il presidente Fontanella – ha già iniziato un percorso formativo in questa direzione, proiettando le competenze dell’Internista, gestore della complessità, verso una conduzione trasversale della stessa in tutti i reparti ospedalieri. È questa la figura dell’Hospitalist in chiave tutta italiana, per garantire la migliore assistenza ai pazienti cronici e complessi”. Durante i lavori del Congresso, particolare attenzione verrà data all’eccesso dei farmaci prescritti agli over65, causa sempre più frequente delle riospedalizzazioni che hanno spinto l’OMS a lanciare la Campagna di sensibilizzazione “Medication without harm”. Progetto che anche in Italia vede in prima linea medici e infermieri con un unico obiettivo: ridurre i danni correlati all’abuso e all’errato uso dei farmaci, migliorando le pratiche e riducendo gli errori terapeutici. Ampio spazio sarà dedicato al ruolo che FADOI sta assumendo nei confronti del servizio del Sistema Sanitario Nazionale e al contributo delle Società Scientifiche nella produzione di informazioni utili al SSN e all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Quindi focus su: malattie rare, rene e gravidanza e infezioni gravi in Medicina interna.