Milano, 22 mar. (askanews) – La Guardia di Finanza di Gallarate, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, ha arrestato un imprenditore responsabile di un sistema illecito finalizzato alla frode fiscale ed alla bancarotta fraudolenta e documentale: per gli stessi reati sono indagate altre quattro persone, con il ruolo di amministratori di fatto e di diritto e liquidatori della società coinvolta. Tutti e 5 i soggetti sono anche indagati anche per utilizzo di falsi crediti di imposta.
Le indagini hanno consentito di accertare che la società, operante nel campo dei lavori edili, fin dalla sua costituzione, aveva annotato nelle scritture contabili false fatture emesse da società create dall’uomo, amministratore di fatto, per creare crediti Iva inesistenti con i quali compensare le imposte ed i tributi dovuti al fisco o agli enti locali, nonché i debiti verso gli istituti previdenziali ed assistenziali per i dipendenti. La società era stata costituita al solo fine di consentire alle aziende clienti, aggiudicatrici degli appalti, nei quali la società investigata partecipava come subappaltatrice, di utilizzare manodopera “coperta” da regolari contratti di assunzione e posizioni lavorative ad un costo fortemente concorrenziale, grazie alle indebite compensazioni in tema di contributi assistenziali e previdenziali.
L’indagine, sviluppata mediante l’analisi dei flussi finanziari su svariati conti correnti, nonché con il riscontro della scarna documentazione contabile reperita ed incrociata con le banche dati, ha portato all’emersione di una base imponibile sottratta a tassazione per circa 2 milioni e mezzo di euro (mediante annotazioni di false fatture) e alla quantificazione di circa un milione di euro di imposte indebitamente compensate tramite la creazione di falsi crediti, con particolare riferimento ai contributi di spettanza degli Enti Previdenziali Inps ed Inail.
Inoltre, attraverso il sistema delle false fatturazioni, gli indagati ponevano in essere anche condotte di bancarotta documentale e fraudolenta: per aver nascosto gran parte delle scritture contabili e falsificato quelle consegnate al curatore fallimentare, nonché per aver distratto dal patrimonio della società fallita denaro per circa 1,2 milioni di euro, simulando il pagamento di fatture per operazioni inesistenti mediante assegni che venivano incassati direttamente dagli stessi amministratori di diritto o di fatto, oltre alla distrazione di 7 autovetture e una moto.