Roma, 17 gen. (askanews) – Secondo i dati forniti da Arpa e Procure, negli ultimi tre anni (2014-agosto 2017) sono stati 261 gli incendi in tutta Italia in impianti di trattamento e discariche dei rifiuti. Circa il 20%, uno su cinque, ha presentato “elementi concreti che fanno riferimento a ipotesi dolose”. Dei 261 roghi, quelli in discariche sono stati meno del 10%, il resto in impianti di trattamento o gestione; la maggiorparte (124 casi, il 47,5%) è avvenuta al Nord Italia, poi al Sud (62, 23,7%), al Centro (43, 16,5%) e sulle Isole (32, 12,3%). Numeri della Commissione bicamerale Ecomafie, che ha presentato la relazione finale sul fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti.
Le cause dell’aumento degli ultimi anni individuate dalla Ecomafie sono varie: fragilità degli impianti (spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo); sovraccarico generato da controlli rarefatti sulla gestione; mutate congiungure nazionali e soprattutto internazionali (la Cina soprattutto che ha bloccato l’importazione di rifiuti plastici) che hanno determinato un sovraccarico di materiale non gestibile che ha dato luogo a incendi dolosi “liberatori”. In ogni caso si tratta di una criticità che non trova un argine nella risposta dell’attività giudiziaria, che risulta “limitata”, “non omogenea” e “non particolarmente incisiva negli esiti”.
La Commissione chiede una maggiore e “più coordinata” prevenzione (“che sicuramente corrisponde ad un interesse non solo di tutela ambientale ma anche di migliore gestione delle risorse pubbliche”); controlli più accurati (“non solo documentali ma anche fisici degli impianti”) su situazioni societarie, assicurative e fideiussorie degli impianti, autorizzazioni in materia ambientale e certificazioni anticendio; una “adeguata programmazione” delle verifiche anche negli “impianti apparentemente minori ma potenzialmente a rischio”. Va inoltre “superata la ‘invisibilità’ di molti eventi” e, dal punto di vista della qualificazione giuridica dei fatti, si chiede che “la prima ipotesi di reato possa essere quella di incendio colposo a carico dei gestori”.
Per la presidente della Commissione Ecomafie, la deputata del Pd Chiara Braga, “quello che per un certo periodo è stato letto come una sommatoria di singoli eventi ha invece le caratteristiche di un fenomeno nazionale vero e proprio, da cui emerge l’importanza di garantire una corretta chiusura del ciclo dei rifiuti, investire sulla prevenzione, fare in modo che ci sia un controllo efficace ed effettivo su questi impianti e potenziare soprattutto l’attività di prevenzione. La nostra relazione ci restituisce un quadro sicuramente significativo su cui crediamo si possa continuare a ragionare anche nel futuro”, ha concluso.