Milano, 4 dic. (askanews) – “Fabiano è stato bravissimo e ha fatto tutto da solo. Due minuti prima di morire gli ho detto: ‘Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada’. E lui ha schiacciato”. Così Carmen Carollo, madre di Fabiano Antoniani, ha ricordato gli ultimi istanti trascorsi insieme al figlio, il 40enne milanese conosciuto come dj Fabo che nel febbraio scorso andò in Svizzera a morire attraverso la procedura del suicidio assistito. La donna, ascoltata come testimone nell’aula del processo milanese contro Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che accompagnò il dj da Milano fino alla clinica nei pressi di Zurigo e che ora è imputato per aiuto al suicidio, non è riuscita a trattenere le lacrime. Il pm Tiziana Siciliano si è alzata e le ha offerto il proprio fazzoletto.
Fu lo stesso Antoniani, con un movimento della mandibola, ad azionare il macchinario che gli somministrò il farmaco legale. Scelse il suicidio assistito e non l’interruzione delle cure perché, come ha raccontato sua madre in aula, “non aveva paura di morire ma di soffrire e di morire soffocato”. Staccarlo dal respiratore avrebbe infatti comportato una agonia di circa 7-10 giorni e una morte per soffocamento. La sua scelta definitiva ricadde dunque sul suicidio assistito alla clinica Dignitas: “Non avrebbe potuto vivere così – ha ricordato ancora la madre -in casa si parlava solo della Svizzera. Se pensava che io e la sua fidanzata volessimo rallentare la procedura, si arrabbiava molto. Per me era un incubo che non finiva più”.
La donna ha anche parlato del “rapporto meraviglioso” che si era instaurato tra Marco Cappato e Fabiano dopo la scelta di quest’ultimo di farla finita: “Marco era diventato un suo amico, una persona importante”.