Giulio Regeni nel video con l’ambulante che lo denunciò agli 007 egiziani: sono qui solo per la ricerca – askanews.it

Giulio Regeni nel video con l’ambulante che lo denunciò agli 007 egiziani: sono qui solo per la ricerca

    Fatto vedere nell’aula bunker il video fatto da ambulante
Giu 19, 2024
 

Roma, 19 giu. (askanews) – Nuova udienza nell’aula bunker di Rebibbia, del processo per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore trovato senza vita il 3 febbraio 2016 in Egitto. Imputati sono quattro ufficiali egiziani della National Security. “Voglio che il sindacato possa tirare fuori dei guadagni e io sono in Egitto solo per la ricerca e non decido sui soldi”. Così ha detto Giulio Regeni la sera del 7 gennaio 2016, parlando con il rappresentate del sindacato degli ambulanti del Cairo, Said Abdallah, che con una telecamera nascosta nella camicia ha ripreso il dialogo con il ricercatore friulano. Oggi quel video, nella sua interezza, è stato fatto vedere in aula, nell’ambito del processo.

Il lungometraggio, di oltre due ore, tutto in soggettiva circostanzia i contatti tra Abdallah e gli agenti della National Security prima e dopo l’incontro con Regeni. Al centro del dialogo tra il sindacalista e lo studioso dell’università di Cambridge è il progetto da 10 mila sterline finanziato dalla fondazione britannica Antipode e che era stato individuato da Giulio. “Cosa sarebbe questa proposta – interroga Abdallah – non capisco di cosa si tratta. L’unica cosa che capisco è che ci sono 10 mila sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera”.

Regeni risponde che i soldi devono essere “investiti in qualche progetto, qualsiasi progetto non governativo ma affidato ai privati”. Quando Abdallah aggiunge ‘Bisogna stare attenti a parlare di queste cose perché si finisce in galera’ sembra quasi voglia avvertire il suo interlocutore. Ma pochi minuti dopo lo stesso Abdallah chiama uno degli 007, imputato nel processo e spiega: “Ho parlato con il ragazzo, ho paura che il video potrebbe cancellarsi, ditemi cosa devo fare. Vengo da voi”.

L’avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, poco prima dell’udienza, accanto ai genitori di Giulio, i signori Claudio Regeni e Paola Deffendi, aveva annunciato la proiezione: “Oggi dovrebbe essere proiettato il video in cui Giulio parla con il venditore ambulante Abdallah, che poi lo denuncia alla National Security egiziana dopo aver ripreso tutta la scena e aver cercato di far cadere in trappola, più volte, Giulio. Giulio però non cade mai nei tranelli dell’ambulante e anzi è sempre molto didattico nelle sue risposte”. “È chiaro dal video che parlano due lingue diverse – ha aggiunto – non solo perché non si capiscono, Giulio parla un arabo classico e Abdallah il dialetto egiziano che Giulio stava imparando; quindi non si capiscono anche perché hanno intenti diversi: Giulio è lì per aiutare e Abdallah è lì per poi consegnarlo alla National Security”.

Nel corso dell’udienza è stata resa nota anche una comunicazione ufficiale che ha chiarito come nessuna collaborazione giudiziaria da parte dell’Egitto esista riguardo al caso di Giulio Regeni: in una nota della Procura generale del Cairo trasmessa al nostro ministero degli esteri si afferma che è “impossibile eseguire le richieste di assistenza giudiziaria” per fare ascoltare in udienza i
testimoni che erano stati convocati per oggi.  E’ stata vana l’attesa per il rappresentante del sindacato degli ambulanti, Said Abdallah; così come per la coordinatrice di un Centro per i diritti economici e sociali, Hoda Kamel Hussein; oltre che per la docente Rabab Ai-Mahdi che faceva da tutor a Regeni sul posto. In ragione di queste oggettive assenze il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, ha chiesto alla corte d`assise di poter acquisire le testimonianze dei testi, che sono
state verbalizzate nel corso delle indagini. “Siamo in presenza di testi che non hanno scelto liberamente di non essere qui. Le abbiamo tentate tutte per potare i testi qui”, ha detto il magistrato.

“Nonostante tutto l’impegno profuso dalla procura e nonostante le richieste formali che sono state poste in essere dalla Farnesina risulta innegabile l’ostruzionismo egiziano che pare a questo punto insormontabile ed anche per le argomentazioni che abbiamo sentito dal pubblico ministero, è del tutto illegittimo. Quindi il problema è l’ostruzionismo egiziano. Chiaro che chiunque dice che c’è
collaborazione sta mentendo. Ed oggi ne abbiamo avuto le prove”,  ha sottolineato  l’avvocato Alessandra Ballerini, difensore di parte civile per la famiglia di Giulio Regeni, dopo l’udienza di oggi nell’aula bunker di Rebibbia.