Bonus di 100 euro, secondo l’esperto c’è il rischio di doverlo restituire – askanews.it

Bonus di 100 euro, secondo l’esperto c’è il rischio di doverlo restituire

  Il fiscalista Timpone: “Quando si presenta la domanda il contribuente non può avere la piena consapevolezza dei redditi del 2024″
Mag 2, 2024
 

Roma, 2 mag. (askanews) – I lavoratori dipendenti che a gennaio 2025 percepiranno in busta paga il bonus di 100 euro potrebbero trovarsi nella condizione di doverlo restituire. “Questo rischio esiste – spiega ad Askanews il fiscalista Gianluca Timpone -. Per ricevere il bonus a gennaio 2025, il lavoratore dipendente deve presentare domanda al datore di lavoro quando ancora non può avere la chiara consapevolezza di quali siano stati i suoi redditi complessivi nel 2024. Vanno considerati anche i redditi da locazione, da lavoro straordinario, premi e altre indennità. E basta superare anche di un euro la soglia dei 28.000 euro per perdere il diritto al bonus, come è avvenuto per gli 80 euro di Renzi”.

Il bonus di 100 euro, spiega ancora Timpone “agisce sotto forma di detrazione/maggiorazione in busta paga”, quindi “è da considerarsi una cifra lorda e a tassazione con l’aliquota marginale del primo scaglione Irpef ossia del 23%”.

Da considerare inoltre che sono esclusi dal bonus i contribuenti ‘incapienti’, sia perchè hanno un reddito sotto gli 8.500 euro e quindi rientrano nella no tax area, sia nel caso in cui “hanno una imposta pari a zero per effetto di detrazioni. Rientrano in questa casistica i contribuenti che, pur dovendo pagare l’irpef ad esempio per 1500 euro, sono allo stesso tempo destinatari di detrazioni generate dal pagamento di interessi su mutui, lavori di ristrutturazione, spese mediche, per 1.500 euro. Anche in questo caso nessuna indennità potrà essere riconosciuta, mentre se le detrazioni arrivano a 1480 euro il bonus massimo riconoscibile non potrà superare i 20 euro”.

“In pratica – conclude Timpone – è stato variato il meccanismo che disciplinava il bonus una tantum di 200 euro erogato dal governo Draghi a fronte dell’aumento delle bollette. In quel caso l’importo era netto e non bisognava neanche formulare domanda da parte del dipendente. Ma le risorse in campo erano molto superiori”.