Roma, 21 set. (askanews) – Il 20% dei cittadini americani non crede alla scienza, il 50% dei britannici non crede alla stampa convinti inoltre per il 42% che il governo menta percentuale che sale al 50% nel caso degli statunitensi. Cifre che danno una indicazione chiara della vastità del fenomeno della disinformazione e del dilagare delle fake news cresciuto nel periodo della pandemia da Covid 19. Di qui l’esigenza di porre un argine per frenare anche le divisioni sociali che la disinformazione crea. Nasce per questo l’hub Italian Digital Media Observatory, un osservatorio nell’ambito dello European Digital Media Observatory, varato dalla Commissione europea che ha dato vita a un network di hub nazionali sull’analisi dei social media.
L’osservatorio italiano sarà realizzato dall’università Luiss Guido Carli, in qualità di coordinatore, insieme a Rai, Tim, gruppo Gedi, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard, Pagella Politica.
Il lavoro non sarà affatto semplice. Insegnare a distinguere il vero dal falso salvaguardando la liberà di opinione ha detto Gianni Riotta che dirige il master di Giornalismo e Comunicazione multimediale della Luiss e il Centro di Ricerca Data Lab chiamato a coordinare l’hub italiano. “La nostra Costituzione come il primo emendamento della Costituzione americana garantiscono la libertà delle opinioni ciascuno di noi grazie a dio può avere l’opinione che vuole però non c’è una libertà di fatti. I fatti sono quelli che sono, dobbiamo descriverli raccontarli però dobbiamo compattere chi artatamente mette in giro fatti falsi. Siamo partiti adesso. Il mondo ha scoperto adesso il pericolo della disinformazione. Certamente è un lavoro in salita. Per adesso all’offensiva sono i disinformatori, noi per adesso siamo sulla difensiva non c’è dubbio”.
Un ruolo di primo piano spetterà alla Rai ha sottolineato l’amministratore delegato Carlo Fuortes per il quale l’aspetto sociale di alfabetizzazione è cruciale: “Nell’hub italiano c’è Rai credo che sia un elemento fondamentale. Rai in questo anno e mezzo di pandemia credo che abbia svolto un lavoro molto positivo. Deve continuare ed è sempre molti difficile dare un’informazione concreta e vera. Quindi da questo punto di vista avremo la massima collaborazione con l’hub italiano per questo programma europeo. Sicuramente questo è un pezzo del grande lavoro sulla alfabetizzazione digitale e scientifica che la Rai deve continuare a fare”.
Accanto a questo un altro aspetto quello giuridico metto in luce dalla professoressa Paola Severino vicepresidente della Luiss per la quale va combattuto l’anonimato che porta artatamente a veicolare disinformazione. “Adesso credo che dobbiamo combattere una battaglia contro l’anonimato che consente una strumentalizzazione dei social. Io credo che non si possa permettere a nessuno che non voglia nemmeno indicare il proprio nome di dire quello che pensa. Tutti devono essere liberi di manifestare il proprio pensiero ma lo devono fare in forme giuridicamente corrette o quanto meno facendosi individuare”.
Infine le piattaforme che sono il cuore del problema. Tanti si informano in rete sui canali social senza che chi ospita fake news ne risponda in qualche modo ha detto l’ad di Tim, Luigi Gubitosi: “Io penso che non è immaginabile che chi guadagna su una piattaforma non ne abbia responsabilità. Che quindi possono avvenire delle cose che non vuol dire evidentemente censura ma vuole dire responsabilità come il direttore di un giornale oggi risponde per quello che scrive”.