Stretta sul fumo: Anafe chiede un tavolo tecnico a Schillaci

Per Roccatti serve una nuova strategia nella lotta al tabagismo

GEN 27, 2023 -

Roma, 30 gen. (askanews) – Combattere il tabagismo attuando concretamente quel percorso di disassuefazione dei fumatori che altrimenti con soli divieti non produce risultati importanti. Basta guardare alle esperienze di altri paesi e anche a quanto lo stesso Beating Cancer Plan dell’Unione europea, se letto attentamente, conferma. Invece l’Italia sembrerebbe puntare ancora alla stretta sul fumo di sigaretta ed e-cig, come recentemente annunciata dal Ministro

Schillaci.

Tutto questo quando anche i numeri dimostrano come sarebbe ora di

passare da politiche sanitare centrate sul principio di massima precauzione, i divieti appunto, al principio di riduzione del rischio, laddove è lo stesso Special Committee on Beating Cancer, all’articolo 12, a indicare la sigaretta

elettronica come strumento idoneo a raggiungere gli obiettivi prefissati, proprio perché non rilascia sostanze cancerogene.

Umberto Roccatti, Presidente di Anafe, l’associazione nazionale di categoria che dal 2013 rappresenta il comparto del fumo elettronico in Italia riunendo oggi la maggioranza delle aziende italiane produttrici di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione:

“Le politiche sanitarie degli ultimi 20 anni contro il tabagismo hanno fallito: prima della legge Sirchia in Italia avevamo un 25% di fumatori e venti anni dopo siamo al 24%. E’ vero che si fuma pro capite qualche sigaretta in meno tuttavia abbiamo visto che i divieti non hanno funzionato, proteggendo solo i non fumatori ma non è stato fatto nulla per i fumatori. Il principio di massima

precauzione, ovvero la cessazione tout court, non è ricevibile da oltre il 90 per cento dei fumatori e quindi è necessario proporre prodotti a rischio ridotto per avere risultati significativi già nel breve periodo”.

In Italia, il 91% dei fumatori non vuole o non riesce a smettere di fumare e solo 8.000 fumatori italiani (meno dello 0,1%) si recano ogni anno nei 300 centri antifumo presenti sul territorio nazionale. Completamente diversi i numeri di chi ha scelto la strada della riduzione del rischio:

“In Inghilterra ad esempio sui pacchetti di sigarette c’è scritto che se non riesci a smettere di fumare utilizza la sigaretta elettronica. Ed in Inghilterra si è passati, dal 2013 dove erano il 14% i fumatori, vicini oggi all’8 per cento. Praticamente già raggiungendo i risultati del Beating Cancer plan europeo con

dieci anni di anticipo”.

Lottare contro il tabagismo significa allora fare prevenzione verso i più fragili, come i ragazzi, ma allo stesso tempo chiedere con forza un cambio di passo, come conferma Roccatti:

“Come Anafe abbiamo un codice etico invitando a non fumare neanche la sigaretta elettronica. A non iniziare a fumare soprattutto i giovani. Abbiamo una partnership con il Moige, con l’associazione nazionale dei genitori, quindi noi ci rivolgiamo ad un pubblico adulto che non riesce a smettere di fumare e

chiediamo un tavolo tecnico al ministro Schillaci che ha preso sotto la sua ala questa battaglia. Però bisogna cambiare strategia per arrivare a risultati concreti altrimenti ci saranno solo divieti che non porteranno a nessun tipo di risultato”.