Hajiev: Italia può avere ruolo importante in colloqui Nagorno-Karabakh

Parla il responsabile esteri della presidenza dell'Azerbaigian

OTT 9, 2020 -

Roma, 9 ott. (askanews) – L’Italia può avere un importante ruolo in un negoziato per porre fine al conflitto del Nagorno Karabakh, dice Hikmet Hajiev, responsabile del dipartimento esteri della presidenza azerbaigiana. Mentre si moltiplicano gli appelli internazionali per una tregua e a Mosca partono i primi colloqui tra Azerbaigian e Armenia che la Comunità internazionale spera sfocino a breve in una tregua, Hajiev respinge le accuse di bombardamenti su civili e sulla cattedrale di Shusha. E in una intervista con Askanews ribadisce le condizioni che il suo Paese intende porre per la fine delle ostilità.

 

“Per una risoluzione del conflitto ci aspettiamo che l’Armenia fermi le sue forze di occupazione, si ritiri dai territori occupati dell’Azerbaigian e fornisca una tabella di marcia per il ritiro di queste truppe”, ha detto Hajiev, ribadendo che la responsabilità del conflitto è dell’Armenia. Quanto alle accuse relative al bombardamento della cattedrale di Shusha, per il capo affari esteri della presidenza azerbaigiana si tratta solo di “propaganda”:

 

“L’Azerbaigian è un Paese multiculturale con una propria comunità cristiana, e andiamo orgogliosi della nostra eredità cristiana. Le forze azerbaigiane non stanno colpendo in alcun modo edifici religiosi o cattedrali o altre istituzioni religiose”. Su quanto accaduto, sostiene Hajiev, l’Armenia ha fornito “molte informazioni contraddittorie, ma, oltretutto, dicono che è stato un attacco missilistico, il tetto è stato danneggiato, ma non le icone all’interno della chiesa: se fosse stato un missile, vi sarebbero dei danni anche all’interno. La conclusione è che l’Armenia intende usare l’accaduto come arma di propaganda contro l’Azerbaigian e provocare l’indignazione dei cristiani di tutto il mondo. Dopo la liberazione dei territori dell’Azerbaigian avvieremo il processo di ricostruzione di tutte le chiese e gli edifici religiosi nei territori occupati”.

 

“Noi siamo del tutto contrari all’utilizzo della religione nel conflitto e ci rammarichiamo ancora una volta con i cristiani di tutto il mondo per quanto accaduto, ma ovviamente non è colpa né del popolo né del governo azerbaigiano”, ha proseguito.

 

Infine, il ruolo internazionale di Russia e Turchia, ma anche, e in modo importante, l’Italia, specie per quel che riguarda la risoluzione del conflitto, sul modello di quanto fatto in Alto Adige.

 

“Turchia e della Russia, sono entrambi Paesi confinanti ed entrambi preoccupati da una possibile escalation della situazione; le consideriamo degli attori importanti nella continente euroasiatico, in grado di contribuire ad una soluzione globale e completa del conflitto, che implica automaticamente la fine dell’occupazione armena e del ruolo delle truppe armene nei territori occupati dell’Azerbaigian”.

 

“Crediamo che l’Italia possa avere un ruolo estremamente importante, poiché è un membro del Gruppo di Minsk, e italiano è stato uno dei primi presidenti, Mario Raffaelli, che ha lasciato un ottimo ricordo istituzionale. Con lui abbiamo discusso del futuro formato, o modello, di processo risolutivo, che per noi è quello italiano”, ovvero quello multiculturale e linguistico altoatesino. Pensiamo che possa essere applicato anche all’Armenia e all’Azerbaigian, al processo di risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh, in cui armeni e azerbaigiani possono vivere in pace e dignità, sotto un autonomia entro i confini dell’Azerbaigian. Da questo punto di vista, e in quanto membro responsabile dell’Unione Europea e partner strategico dell’Azerbaigian, ci aspettiamo che l’Italia continui a svolgere un ruolo importante”, ha concluso Hajiev.