Bologna (askanews) – L’aumento costante della capacità di spesa dei consumatori cinesi, insieme all’apertura agli investimenti stranieri di nuovi settori a elevata innovazione e con un basso impatto ambientale e sociale, spalanca le porte della seconda economia mondiale alle Pmi italiane, in particolare nei servizi e nei prodotti di lusso, dopo anni di presenza commerciale italiana marginale se paragonata a quella di altri Paesi europei come Germania e Francia. Lo sottolinea il gruppo Grant Thornton, che ha organizzato a Fico Eataly World di Bologna il convegno “Unlock China: Opportunità e business fra Italia e Cina†con la partecipazione di imprese e istituzioni come Simest e Confindustria.
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“C’è un boom del consumatore – afferma Alessandro Grassetto, partner di Bernoni Grant Thornton – e quindi c’è la ricerca da parte del governo cinese stesso di ottenere la possibilità di sviluppare industrie e fattori che prima erano improponibili, penso all’editoria e all’agroalimentare soprattutto. Quelle zone che erano tipicamente rurali nel passato e frammentate tra piccoli proprietari adesso diventano delle grandi zone dove produrre beni alimentariâ€.
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Gli occhi degli investitori stranieri, evidenzia Sonia Lenzi, partner di Grant Thornton financial due diligence, sono sempre più puntati lontano da Shanghai, Pechino o dal Guandong: “È stato realizzato anche un intervento specifico sulle zone cosiddette di seconda e terza fascia che, seppure considerate piccole per le dimensioni cinesi, in realtà sono più grandi della nostra Roma e tra l’altro offrono moltissime potenzialità dal punto di vista delle agevolazioni che lo stesso governo sta approntando proprio per incoraggiare gli investimenti in queste areeâ€.
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Investire in Cina resta comunque un’operazione non certo esente da rischi, come la presenza di un sistema burocratico e amministrativo complesso e la scarsa tutela della proprietà intellettuale, che richiedono l’aiuto di consulenti esperti che operino localmente, ma abbiano esperienza internazionale.