Londra (askanews) – Una nuova mostra a Londra sul tema della luce e la prima partecipazione alla fiera Frieze Masters: per la galleria Mazzoleni la stagione nella capitale britannica è intensa e stimolante. A partire dal ricco progetto espositivo allestito nello spazio di Mayfair, dedicato a tre artisti come Balla, Dorazio e Zappettini, i cui lavori, attraverso i decenni e grazie a un’indagine molto vasta della curatrice Elena Gigli, sono ora presentati in un dialogo fitto e circolare, che segue la linea cronologica, ma alla fine si ricompone e riparte.
Una mostra, questa “Light in motion” che è anche molto legata alla storia della famiglia torinese, come ha sottolineato il direttore della galleria di Londra, Luigi Mazzoleni. “Racchiude un po’ tutto quello che è stato il collezionismo di mio padre e poi della seconda generazione rappresentata da me e mio fratello – ha spiegato ad askanews – quindi Balla, le origini, quello per cui mio padre si è appassionato a questo mondo, il Futurismo, i primi del Novecento, e poi l’evoluzione, passando dal figurativo, anche se Balla non è un figurativo estremo, all’astrattismo di Dorazio nei primi anni Sessanta e poi Zappettini, come ultima generazione dei tre artisti che proponiamo qui in galleria”.
Interessante anche il lavoro filologico che sostiene l’esposizione, e nei nuovi spazi della galleria al piano seminterrato si scoprono dipinti collocati molto vicino al soffitto, proprio come Balla aveva fatto nella sua abitazione. E per queste sale si tratta di un debutto: la prima mostra dopo i lavori di ampliamento. “Adesso – ha aggiunto a tal proposito Luigi Mazzoleni – devo dire che abbiamo una galleria di altissimo livello e quando hai questi group show riesci comunque a dare a tutti gli artisti la possibilità di essere visti nella miglior maniera possibile”.
La seconda novità di questo inizio d’autunno del 2017 riguarda la partecipazione a Frieze Masters, fiera che riunisce oltre 130 tra le maggiori gallerie del mondo di arte moderna. Molto soddisfatto Davide Mazzoleni, direttore della sede torinese. “Per la prima volta – ci ha detto – partecipiamo anche noi con un bellissimo progetto su Burri e i suoi ‘Cellotex’, che sono il supporto su cui Burri amava lavorare, partendo da questo concetto di struttura già nei primi anni Cinquanta, per poi progredire nel suo lavoro con i cretti e le sue ultime opere, che sempre avevano questa base di Celotex”.