Ucraina Milano, 1 mar. (askanews) – Per i media russi la “citazione del giorno” è quella di Donald Trump: “La questione non è quanto Putin sia intelligente, ma quanto i nostri politici siano stupidi”. E basterebbe questa frase, del peggiore presidente che gli Usa abbiano mai avuto, che svetta su uno dei siti più popolari in cirillico, per spiegare quanto sia alta ormai la cortina di ferro che divide il web. Il sito del Cremlino che non si apre in Occidente. Sputnik France oscurato su Youtube a Parigi. Facebook che a Mosca ha smesso di funzionare come una volta. Meta che ha annunciato la limitazione dell’accesso ai servizi russi di RT e Sputnik in Europa, a seguito di una dichiarazione del presidente dell’Unione europea Ursula von der Leyen. Netflix che si rifiuta di trasmettere i 20 canali in chiaro che potrebbe essere costretto a ospitare secondo la legge russa. Un muro tra due mondi completamente diversi, ormai sempre più alto e con un filo spinato sempre meno immaginario. I DUE SITI CHIAVE RUSSI SPARITI PER GLI OCCIDENTALI Il sito del Cremlino kremlin.ru e il sito del quotidiano Kommersant sono scomparsi se consultati da un utente in Italia, mentre sono visibili dalla Russia, secondo quanto verificato da askanews. Il tutto dopo gli attacchi di Anonymous al sito del Cremlino, di Gazprom o dell’agenzia Tass. Va notato che Kommersant rappresenta forse tra tutte le testate quella più vicina al presidente russo Vladimir Putin: è dove lavora Andrej Kolesnikov, a capo del pool del Cremlino e giornalista che ormai da oltre 20 anni segue ogni giorno l’attività del capo di stato russo, che ha deciso l’invasione dell’Ucraina. Mentre dalla Russia c’è chi racconta di non riuscire più ad aprire open.online IL GRAN RIFIUTO DI NETFLIX A dicembre 2021, Netflix è stato aggiunto dal regolatore russo, Roskomnadzor, al suo registro per i servizi audiovisivi perché ha raggiunto oltre 100.000 abbonati in Russia. Di conseguenza, Netflix è teoricamente obbligato dalla legge – conosciuta localmente come legge Vitrina TV – a distribuire i 20 canali televisivi russi “indispensabili” di notizie, sport e intrattenimento in chiaro. Il ventaglio include il Primo Canale, NTV e un canale gestito dalla Chiesa ortodossa russa, tv che secondo Variety, Netflix non intende diffondere perchè considerate propaganda di Putin. SOCIAL DILEMMA Le grandi piattaforme tecnologiche stanno affrontando crescenti richieste per impedire ai media statali russi di utilizzarle per diffondere propaganda e disinformazione. Microsoft ha annunciato che non avrebbe visualizzato contenuti o annunci di RT e Sputnik, né avrebbe incluso nel suo store le app di RT, media russo che promuove in inglese e in altre lingue straniere il Putin-pensiero. Twitter ha annunciato che avrebbe bandito i tweet dei media statali russi e avrebbe rimosso una rete di 40 account falsi che si atteggiavano a giornalisti ed esperti. Meta, che possiede Facebook e Instagram, ha annunciato che limiterà l’accesso ai servizi russi di RT e Sputnik in Europa. Ma la cinese TikTok sposa evidentemente politiche diverse: un recente video pubblicato sul canale social di RT presenta una clip di Steve Bannon, già consigliere di Trump con un debole per la disinformazione. UN NOBEL PER LA PACE IN MEZZO ALLA GUERRA Come sempre a distinguersi per umanità e professionalità è Dmitry Muratov. Il neovincitore del premio Nobel per la Pace e direttore della testata per la quale lavorava Anna Polytkovskaja, Novaya Gazeta, ha deciso di dare l’esempio: pubblicare sia in russo che in ucraino. Perché l’Ucraina “non è un nemico” e neppure la lingua ucraina. PROPAGANDA RUSSA NEL MIRINO Instagram ha bloccato tutti gli account RT in 27 paesi europei e Facebook ha adottato misure simili. YouTube e persino TikTok hanno anche imposto restrizioni all’accesso a RT e Sputnik in Europa. Il canale RT France Telegram non è più disponibile in Francia. In precedenza, Google ha deciso di bandire i canali YouTube in Europa di RT e dell’agenzia Sputnik in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. “THE LOST CITY”, PERDUTO È IL FILM La Paramount Pictures è l’ultimo studio di Hollywood a sospendere l’uscita nelle sale in Russia di film molto attesi dopo l’invasione dell’Ucraina la scorsa settimana. Tra questi “The Lost City” e “Sonic the Hedgehog 2”. Poco prima Disney, Sony e Warner Bros. hanno annunciato allo stesso modo che non consentiranno la proiezione nella terra di Putin di “Turning Red”, “Morbius” e “The Batman”. Questione diversa le richieste di boicottaggio dei film russi che hanno ricevuto il sostegno del governo: c’è dibattito in merito, poichè secondo alcuni questo paradossalmente porterebbe a silenziare la voce di protesta russa. ALLARME AEREO IN UNA APPLICAZIONE E mentre tra Ovest e Russia si consuma la nuova guerra (non tanto) fredda, l’Ucraina affronta il conflitto in casa sua anche servendosi delle nuove tecnologie. L’applicazione si chiama “Air Alarm” ed è già disponibile su Google Play Market e AppStore. Non richiede registrazione, non raccoglie dati personali o dati di geolocalizzazione. E un modo per ricevere la notifica di pericolo su uno smartphone se il bombardamento si avvicina. (di Cristina Giuliano)
Ucraina, la nuova cortina di ferro passa tra media e social
Siti oscurati. Allarme aereo via app e battaglie a colpi di film