Roma, 10 giu. (askanews) â 50 anni fa . Ricorda Swissinfo â gli aventi diritto di voto svizzeri â solo uomini â si pronunciavano sullâallontanamento dal Paese di centinaia di migliaia di lavoratori italiani. Una votazione che lasciò il segno. Ripercorriamo quel periodo con alcuni italiani e i loro discendenti.
âĂ stato un momento orrendo per noiâ, ricorda Giovanna Remo. La 78enne vive tuttâora nel paesino dove era approdata 50 anni fa: Fislisbach nel Canton Argovia. Negli anni Sessanta la popolazione svizzera aveva iniziato ad aprirsi lentamente nei confronti deglâitaliani. âPoi però venne lanciata lâiniziativa Schwarzenbach, che stravolse di nuovo tutto.â Anche i bambini vennero travolti dallâondata xenofoba.
âLei non sa quante caramelle ho dovuto regalare agli altri ragazzini del quartiere perchĂŠ lasciassero giocare anche i miei figli!â
02. giu 2020 Il 7 giugno 1970, gli svizzeri respinsero unâiniziativa popolare per limitare gli stranieri al 10% della popolazione. Ma non senza strascichi.
Il divario sarebbe rimasto tale anche dopo lo scrutinio, aleggiando nellâaria per molti anni ancora.
Iniziativa âcontro lâinforestierimentoâ Con unâaffluenza alle urne da record, 50 anni fa gli uomini svizzeri respinsero unâiniziativa popolare âcontro lâinforestierimentoâ. La cosiddetta âiniziativa Schwarzenbachâ voleva limitare il ânumero di stranieriâ al 10 per cento della popolazione in tutti i cantoni, ad eccezione di Ginevra, costringendo cosĂŹ dai 300 000 ai 400 000 residenti senza passaporto svizzero a lasciare il Paese. Si trattava in particolare di cittadine e cittadini italiani.
Il promotore dellâomonima iniziativa, James Schwarzenbach, militava allora come unico rappresentante di uno schieramento minore di destra nel Consiglio nazionale. Con il lancio dellâiniziativa Schwarzenbachâ dava concretezza ai pregiudizi imperanti, dopo che nel 1940 aveva elogiato sui media âgli eserciti rivoluzionari giovanili di Hitler e Mussoliniâ e in etĂ avanzata aveva espresso pubblicamente la sua simpatia per le dittature fasciste.
La bocciatura alle urne fu piĂš risicata del previsto: con il 46 per cento di favorevoli e la maggioranza in sette Cantoni lâiniziativa Schwarzenbach aveva avuto il sostegno di una grossa minoranza, sebbene tutti i principali partiti e i parlamentari in corpore, ad eccezione ovviamente dello stesso populista di destra Schwarzenbach, si fossero espressi contro. I promotori dellâiniziativa parlavano di minaccia al âcarattere unico della Svizzeraâ â e non pochi contrari provenienti da ogni fronte politico ammettevano per convinzione o ragioni tattiche che il cosiddetto âinforestierimentoâ rappresentava un problema reale.
La campagna cementò i pregiudizi esistenti Ebbe inizio un periodo di ripetute violenze. Il razzismo nei confronti degli italiani câera giĂ prima, ma la campagna elettorale aveva esasperato e dato visibilitĂ ai pregiudizi esistenti.
Nella fabbrica di macchine da cucire in cui lavorava Giovanna Remo ad esempio il capo reparto controllava sempre due volte il suo lavoro. âFino al giorno in cui gli dissi che ero andata a scuola anchâio, esattamente come lui.â Un moto di ribellione che si è concessa solo raramente.
âQuella sensazione di essere sgraditiâ âIl clima non cambia da un momento allâaltroâ, conferma anche il teologo e storico Francesco Papagni. Nel 1970 Francesco Papagni era un ragazzino di sette anni nel quartiere popolare zurighese di Aussersihl. Una sera era rincasato con una spilletta su cui capeggiava la scritta âSchwarzenbach sĂŹâ e il padre gli aveva intimato di togliersela subito. Il giovane Papagni credeva che Schwarzenbach avesse a che fare con il grande centro commerciale di Spreitenbach. âEro convinto che volessero costruire un altro supermarket.â
PiĂš tardi Papagni ha capito. âSchwarzenbach puntava dritto il dito e a molti trasmetteva la sensazione di essere sgraditi.â Papagni è venuto al mondo con la cittadinanza rossocrociata. âMolti italiani stavano qui con delle riserve interiori. Io ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia che non ne aveva.â Rispetto a molti stagionali italiani costretti a vivere in baracche al margine della societĂ , come figlio di un piccolo imprenditore con un titolo di studio, lui ha avuto unâinfanzia privilegiata.
Suo padre gestiva una vinoteca in seconda generazione: nel quartiere â a differenza delle regioni di campagna â la comunitĂ italiana era forte. Eppure: ad Aussersihl la maggioranza degli aventi diritto di voto svizzeri, di sesso maschile, approvarono lâiniziativa.
In vista della votazione il padre di Papagni aveva inviato varie lettere alla stampa esprimendo il suo dissenso con argomentazioni di natura economica e non morale. Lâedilizia e lâindustria svizzere sarebbero collassate di fronte alla repentina mancanza di centinaia di migliaia di lavoratori. Il commercio di vini della famiglia non avrebbe fatto eccezione.
âQuando a un certo punto tutti parlavano di economia Schwarzenbach tirò in ballo lâidentitĂ â, ricorda Francesco Papagni â e prosegue approfondendo il tema. âSoltanto perchĂŠ dei cattolici svizzeri hanno votato contro i loro vicini cattolici, lâiniziativa è stata respinta per il rotto della cuffia.â
Lâiniziativa Schwarzenbach è un condensato di un certo disagio e sul suo impatto molto è giĂ stato detto: dallâapprovazione da parte della classe operaia sino alla linea del populismo di destra europeo dei giorni nostri. âQuello che invece viene sottaciuto è che lâiniziativa ha visto scendere in campo due fronti cattolici opposti, impegnati in una vera guerra fredda.â Papagni stesso è un cattolico praticante.
Durante la crisi petrolifera a metĂ degli anni 1970 molti italiani hanno lasciato la Svizzera. âTanti sono tornati in Italia e hanno rimosso lâargomento, ma molti italiani di una certa etĂ hanno ancora una ferita apertaâ, afferma Papagni. âSolo un paio di decenni piĂš tardi si cominciò a dire che quando i tamil â o dopo di loro i kossovari â cucinavano, nelle scale câera puzza. Negli anni 1970 si diceva lo stesso degli italiani.â Molti pregiudizi nei confronti di gruppi di migranti disparati sarebbero esattamente gli stessi di una volta.
âOggi tutto questo è impensabileâ, prosegue Papagni â e lo afferma non soltanto riferendosi alle persone di seconda e terza generazione che sono ormai parte integrante della Svizzera, ma anche a proposito dei successi conseguiti dai populisti di destra italiani, âLâopinione pubblica italiana misconosce quasi senza eccezione che nel secolo scorso milioni di italiani sono emigrati.â
La democrazia diretta rielabora la paura degli stranieri 04. giu 2020 Unâiniziativa popolare 50 anni fa prendeva di mira gli italiani in Svizzera. Iniziava la saga politica âNoi e gli stranieriâ che prosegue tuttora.
Inforestierimento? âUn problema svizzeroâ Dopo lâampio consenso registrato dallâiniziativa Schwarzenbachâ il Consiglio federale decise di incaricare una commissione extraparlamentare che si occupasse del tema. Lâallora cancelliere della Confederazione Karl Huber aveva annunciato che vi dovevano essere rappresentate âtutte le cerchie della Svizzeraâ. Tutte, meno quelle senza passaporto svizzero: le associazioni di stranieri erano volutamente state escluse dallâinvito, visto che â citando Huber nel luglio del 1970 â âil problema dellâinforestierimento è innanzitutto un problema svizzeroâ.
Uno a cui va riconosciuto il merito di aver dato voce alle italiane e agli italiani in Svizzera è lâoggi 74enne Guglielmo Grossi. Come molti altri italiani in Svizzera, la discussione sullâiniziativa Schwarzenbach aveva scosso anche il giovane Grossi. âIl fatto è che non avevamo nessuna possibilitĂ di partecipare al dibattito politico. Ci mancava una piattaforma.â Poi scoppia in una risata. âChi poteva pensare che poi ce lâavremmo fatta veramente. Ă diventata una cosa ovvia.â
Il 74enne a quei tempi era anche Presidente della Federazione Colonie Libere Italiane, lâorganizzazione deglâimmigrati, che tra gli anni 1970 e 80 in Svizzera rappresentava fino a 20 000 italiani. A Thalwil, dove viveva Grossi nel periodo dellâiniziativa Schwarzenbachâ, si contava ancora âperlomeno un ristoranteâ in cui agli italiani era vietato entrare. âE dove invece ci servivano, capitava che altri commensali ci coprissero di insulti.â
Ferite profonde e di lunga data PiĂš tardi Grossi ha seguito tutte le tematiche di rilevanza per gli italiani in Svizzera come rappresentante deglâimmigrati, sindacalista e politico locale di sinistra. âLo schiaffo inferto dallâiniziativa Schwarzenbach ha lasciato il segno per almeno 20 anni. E le ferite hanno toccato gli ambiti piĂš disparati. Quando mi sono battuto per la doppia cittadinanza alcuni italiani mi hanno chiamato âtraditoreâ.â
Dal 1992 gli italiani che ottengono la cittadinanza svizzera non devono piĂš rinunciare a quella italiana, e viceversa.
Giovanna Remo, che dal 1968 vive praticamente senza interruzioni nel villaggio argoviese di Fislisbach, non ha mai avviato le pratiche di naturalizzazione. Coro parrocchiale, federazione di ginnastica e protezione civile: tutte cose vissute qui. âSono quasi arrivata alla fine della mia vita perchĂŠ non sono svizzera?â Poi conclude mormorando: in cuor mio lo sono.