Macron: il sottosviluppo in Africa? Colpa delle donne, fanno troppi figli

Acceso dibattito sui social media su frasi presidente francese

LUG 11, 2017 -

Roma, 11 lug. (askanews) – Le donne con sette e otto figli sarebbero responsabili del sottosviluppo dell’Africa, la cui sfida principale oggi è “di civiltà”. Questo il succo delle dichiarazioni rilasciate domenica scorsa dal presidente francese Emmanuel Macron al termine del G20 di Amburgo, che hanno subito innescato un acceso dibattito sui social media.

A una domanda di un giornalista ivoriano sullo sviluppo dell’Africa e sul tanto citato Piano Marshall per l’Africa, il presidente ha infatti risposto: “Oggi la sfida dell’Africa è completamente diversa, è molto più profonda, è di civiltà”. Quindi, dopo aver indicato diversi fattori di criticità, quali “Stati falliti, transizioni democratiche complesse, la transizione demografica”, Macron ha aggiunto: “Quando i Paesi contano ancora sette-otto figli a donna, si può decidere di spendere miliardi di euro, non si stabilizzerà nulla”.

Eppure, ha rimarcato Liberation, nessun paese al mondo ha un tale tasso di fertilità, e anche se Niger e Burundi sono quelli con il tasso più alto (con più di sei figli a donna), la media dell’Africa sub-sahariana è di cinque figli a donna, contro i 5,5 figli a donna di 10 anni fa.

Come già l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, che in un discorso del 2007 a Dakar dichiarò che “l’Africa non è ancora entrata nella storia”, anche Macron è quindi scivolato sul continente africano. Per il presidente francese, ha scritto Liberation, “il sottosviluppo dell’Africa non è dovuto alla miseria, alla povertà o agli anni trascorsi sotto colonialismo e schiavitù”, ma al “ventre delle donne”.

Eppure, ha ricordato il quotidiano francese, per la Banca mondiale il rallentamento della crescita del continente si spiega con “le difficoltà incontrate dalle più grandi economie della regione. Principali esportatori di materie prime, questi paesi subiscono ancora le conseguenze del crollo dei prezzi e devono affrontare condizioni di finanziamento meno favorevoli e ridefinire il loro quadro macroeconomico”.