Roma, 21 dic. (askanews) – Con 500 miliardi di dollari evaporati da inizio anno, il 2022 si profila come un anno nero per i giganti globali di media, film, streaming video e intrattenimento, prevalentemente gruppi statunitensi che hanno risentito in maniera traumatica del combinato disposto di una accresciuta concorrenza, assieme alla stretta sulle spese da parte dei consumatori in risposta alla galoppante inflazione. Lo riporta il Financial Times, partendo dal caso di Disney, che in Borsa ha perso il 45% ed è in questo modo è orientata a siglare il peggior crollo annuale dal 1974. Ma la major non è certo sola in questa situazione, visto che Netflix è crollata del 52%, Paramount Global del 42%, mentre Warner Brothers Discovery è precipita del 62%, da quando è stata creata con la fusione di Discovery con la WarnerMedia di At&T. A contribuire a deprimere le quotazioni si è aggiunto l’indebolimento della dinamica sugli introiti pubblicitari, che coinvolge anche gruppi non Usa (la britannica Itv ha perso in Borsa il 36%) a seguito di cali di domanda da parte degli inserzionisti collegati al generale rallentamento economico. Secondo il quotidiano diversi gruppi hanno reagito alzando i prezzi, tagliando gli organici e creando nuovi servizi/tariffe con messaggi pubblicitari (hanno avuto in tal senso risalto nelle passate settimane gli annunci di Netflix). Ma se queste manovre non riusciranno a sortire gli effetti sperati, secondo la banca d’affari Morgan Stanley saranno inevitabili consolidamenti.
Giganti media hanno perso 500 mld dollari in Borsa da inizio anno
FT: più concorrenza, stretta spese consumatori e dei pubblicitari