Oltre 15mila le multinazionali estere in Italia, 1,4 mln gli addetti

In media 93 lavoratori ad azienda, Dl riguarda quelle con oltre 250

AGO 24, 2021 -

Imprese Roma, 24 ago. (askanews) – Sono oltre 15mila le multinazionali estere che operano in Italia. Impiegano più di 1,4 milioni di addetti e generano un fatturato da 594 miliardi di euro, pari al 18,6% del fatturato nazionale. Secondo gli ultimi dati Istat, relativi al 2018, sulla struttura e competitività delle imprese multinazionali, le aziende a guida estera operano prevalentemente nel settore dei servizi, dove se ne contano 11.118, mentre quelle attive nell’industria sono 4.401. Mentre a livello politico si discute del provvedimento anti-delocalizzazioni che prevede una sorta di percorso obbligato per le multinazionali che decidono di chiudere il sito produttivo in Italia, dagli ultimi dati disponibili emerge che le aziende estere contribuiscono ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi con l’8,3% degli addetti, il 15,5% del valore aggiunto e il 23,6 % della spesa in Ricerca e sviluppo (+1,2 punti). Inoltre le aziende estere residenti in Italia hanno, in media, una produttività del lavoro più alta delle imprese a controllo nazionale (86,2 mila contro 50,7 mila euro). La dimensione media delle imprese appartenenti a gruppi multinazionali è elevata per le controllate estere in Italia (93,2 addetti), soprattutto se confrontata con quella delle imprese residenti in Italia (3,6 addetti), aspetto che emerge sia per l’industria sia per i servizi. Le norme del Dl delocalizzazioni, attualmente allo studio del ministero del Lavoro e di quello dello Sviluppo economico, si applicherebbero alle aziende multinazionali con almeno 250 addetti, poco più di 4mila. La Francia è il paese con il più elevato numero di addetti a controllo estero in Italia (oltre 292 mila addetti). Seguono gli Stati Uniti (quasi 288 mila addetti), e la Germania (quasi 194 mila addetti). A livello settoriale, le quote di occupazione assorbite dalle imprese a controllo estero risultano notevolmente elevate nell’industria farmaceutica (50,7%); segue a distanza l’industria petrolifera (41,4%), seguita dalla chimica (29,3%). Rispetto alle imprese domestiche, le unità locali di multinazionali estere hanno una dimensione media maggiore in ogni regione, caratteristica che assume forme ancora più nette in alcuni territori, specie in Liguria, dove la dimensione media è 15 volte superiore a quella delle imprese domestiche, seguita dal Lazio dove è oltre 12 volte superiore. Le unità locali di imprese appartenenti a gruppi multinazionali esteri in Lombardia producono il 22,7% del valore aggiunto regionale, nel Lazio il 21,6%, in Liguria il 19,6%. Piuttosto limitato è invece il ruolo delle multinazionali estere nel Mezzogiorno. La quota di valore aggiunto prodotto sul totale dell’economia regionale registra i valori più bassi in Calabria (4,5%) e in Basilicata e Sicilia (6,2%). Tuttavia in regioni come l’Abruzzo e la Sardegna le unità locali di multinazionali estere generano quote di valore aggiunto delle rispettive economie regionali pari rispettivamente a 11,6 e 9,2%. Guardando al territorio e ai settori economici d’appartenza, da uno studio di Confindustria sulle grandi imprese estere in Italia, emerge che Lazio e Lombardia si caratterizzano per le telecomunicazioni e per la produzione di software, consulenza informatica e attività connesse; il Piemonte per la fabbricazione di autoveicoli e di articoli in gomma e materie plastiche; la Toscana per le attività di noleggio, leasing operativo e degli studi di architettura e ingegneria; qui, inoltre, anche il farmaceutico è tra i principali settori (come nel Lazio); Veneto e Campania per la produzione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche; in Campania, inoltre, è rilevante il contributo della fabbricazione di altri mezzi di trasporto. L’Emilia Romagna, infine, è caratterizzata dall’importanza del settore chimico e dall’attività di ricerca, selezione e fornitura di personale. Mlp