Milano, 24 gen. (askanews) – New York è la città che più di qualunque altra rappresenta il sogno e le possibilità del moderno. Ma cosa c’è oltre le sue luci, nei terreni di confine al di là dei celebri distretti? Antonio Rovaldi, fotografo e artista capace di un vero sguardo, ha battuto a piedi i territori dove la città-mondo finiva e ne ha ricostruito un ritratto intenso e poetico, una storia fatta di immagini e parole che ha spinto più in là le sensazioni intorno a un luogo leggendario e, forse per questo, realmente sconosciuto. Il progetto, realizzato da Rovaldi nel 2016, ha girato diversi musei e ora è arrivato al Politecnico di Milano, dove una nuova esposizione con fotografie, video e suoni, riporta il pubblico dentro la pratica dell’artista, dentro i suoi percorsi, le sue peregrinazioni, le sue visioni. E riformula, in modo visibile e soprattutto, per molti versi, riconoscibile la descrizione dell’idea di confine, luogo spurio, sperduto, quasi casuale. Ma in realtà profondamente significante e contemporaneo. La mostra “End. Words from the Margins. New York City” è aperta al pubblico fino al 17 marzo nella Galleria del Progetto del Politecnico e per ampliare il discorso sull’idea stessa di città è contigua a un’esposizione dedicata allo studio di architettura SANAA.
I margini di New York, Antonio Rovaldi al Politecnico di Milano
Il senso di un confine e il lavoro di un artista con una visione