La sfida del museo diffuso: le dimore storiche al tempo del Covid

Intervista a Giacomo Di Thiene: lo Stato ci aiuti a ripartire

MAG 4, 2020 -

Milano, 4 mag. (askanews) – I beni culturali privati, da sempre svolgono un ruolo importante nel nostro Paese e l’emergenza Covid ha pesato molto anche su strutture come le dimore storiche italiane che, secondo uno studio della Fondazione Bruno Visentini hanno perso in questa fase 1,8 miliardi di euro, con 30mila posti di lavoro a rischio. Ne abbiamo parlato con Giacomo Di Thiene, presidente dell’Associazione dimore storiche italiane.

“Il sistema delle dimore storiche private aperte al pubblico – ha detto ad askanews – fa un numero di visitatori pari a quello del sistema museale pubblico, 45 milioni le dimore storiche private, circa 49 milioni il sistema museale pubblico. Questo, a ragion veduta e dati alla mano, ci permette di affermare che il sistema delle dimore storiche private è il più importante sistema di museo diffuso d’Italia, anche perchè circa il 54% di queste dimore sta in Comuni sotto i 20mila abitanti, di questa quota il 29% in Comuni sotto i 5mila abitanti”.

Come si vede, la dimensione territoriale è decisiva e rappresenta anche un modo per rilanciare il settore culturale e, per estensione, il Paese. Anche perché intorno a una dimora storica o casa museo si muovono altri elementi come la ricettività, gli eventi, ma anche il lavoro di restauratori e storici dell’arte, oltre che il sistema dei trasporti che collega le province italiane.

“Noi – ha aggiunto Di Thiene – abbiamo una grande filiera che sta dietro le dimore storiche che è quella del turismo in tutte le sue declinazioni: le agenzie di incoming, l’enogastronomia, ma anche la moda, perché oggi un turista che arriva chiede di vedere la dimora, ma anche di andare allo spaccio per comprare Armani piuttosto che Gucci. E’ una filiera infinita e la cosa fondamentale è che crea indotto sul territorio”.

Inevitabile, in questo particolare momento del nostro Paese, affrontare il tema della ripartenza dei luoghi di cultura, indicata dal Mibact dal prossimo 18 maggio.

“Noi ci stiamo preparando alla ripartenza – ha concluso il presidente ASDI – perché abbiamo tutti voglia di normalità. Sappiamo che i visitatori saranno pochi, non soltanto perché saranno solo italiani, ma perché la gente deve ancora abituarsi ad andare in giro, si stanno tutti strutturando sulle nuove regole a partire dai termometri o dai termoscanner, e dei sistemi di prenotazione online per regolare i flussi a priori, perché chi si muove non vuole poi restare fuori dalla porta. Ecco, io spero che anche queste attività vangano poi finanziate, anche a fondo perduto”.

Il sostegno dello Stato, insomma, gioca un ruolo importante anche per le dimore storiche private e per tutto un comparto culturale che è decisivo per l’Italia anche a livello economico e che sta pagando un prezzo molto alto alla pandemia.