Amirante: Vittime, carnefici e la macchina del fango. Il caso Ouellet

Contributo di Chiara Amirante, fondatrice e presidente Nuovi Orizzonti

DIC 16, 2022 -

Roma, 16 dic. (askanews) – “Il 13 Dicembre 2022: leggo i titoli dei giornali riguardo al caso Ouellet: “Ricorso in giudizio per diffamazione del Card Ouellet”. Tiro un respiro di sollievo. Voglio credere che la verità verrà alla luce e la giustizia trionferà. Se è vero che ogni vittima di abusi va tutelata, con tolleranza zero, è altrettanto vero che anche certi tipi di diffamazione, che vanno a rovinare per sempre la buona fama di persone rette, colpite e infamate dalla gogna mediatica, è un altro tipo di abuso inaccettabile che esige giustizia”. Lo scrive in una riflessione Chiara Amirante, fondatrice e Presidente della comunità internazionale Nuovi Orizzonti. “Il 17 agosto 2022 è un giorno che non dimenticherò: i titoli riportati da numerose delle principali testate giornalistiche affermano che Il Card Ouellet è accusato di abusi sessuali. Da come sono scritti la maggior parte dei titoli si ha l’impressione che la sentenza sia stata già emessa prima ancora dell’inizio di un giusto processo. Leggo subito, con una spada nel cuore, perché conosco molto bene il Card Ouellet, i vari articoli per capire cosa è successo. Solo in due riesco finalmente a trovare, al di là dei titoli a dir poco infamanti, qual è la reale accusa. La presunta vittima afferma che durante un cocktail, alla presenza quindi di tante persone, il Card Ouellet “mi ha afferrato e poi… le sue mani sulla mia schiena, sono scese piuttosto in basso. Non so se sono stata una vittima, ma questa è la mia storia”, prosegue Amirante, “mi rendo conto che l’accusa in sé già non appare affatto credibile: se un vescovo deve molestare qualcuno mi pare abbastanza inverosimile lo faccia alla presenza di numerosi testimoni. La cosa che poi appare ancora più improbabile è che il fatto ‘denunciato ‘ come ‘aggressione/abuso sessuale’ sarebbe avvenuto, non solo in un contesto pubblico in cui nessuno si sarebbe accorto di niente, ma ben quindici anni prima. Mi chiedo subito come sia possibile che la vittima si decida porgere denuncia con così tanti anni di ritardo. E non posso non insospettirmi ulteriormente nel constatare che la denuncia avvenga proprio in occasione di un’azione collettiva avviata da uno studio legale contro alcuni membri dell’Arcidiocesi del Quebec a cui viene richiesto un risarcimento milionario. Guarda caso l’azione collettiva viene resa pubblica proprio poco dopo il viaggio del Papa in Canada. Inoltre, non mi pare affatto trascurabile il dato che la CBC aveva riferito che questa class action era stata scoperta da un gruppo investigativo di Radio Canada, che sono gli stessi legali che hanno diramato questo comunicato”. “Conosco da tempo e molto bene il Card Ouellet e fin dal primo articolo che ho letto sulla vicenda sono stata certa in cuor mio della falsità di tale accusa. Si tratta diuna persona integra, di grande virtù, di profonda spiritualità, che lavora infaticabilmente per il bene della Chiesa e di tanti, che ha dedicato molte energie proprio nel fare di tutto per tutelare le vittime di abusi. Mi pare quindi inverosimile assistere ancora una volta inerme a come potenti lobbie usino ad arte la ‘macchina del fango’ per stravolgere la verità e siano riusciti in questo caso a fare apparire come ‘carnefice’ chi di fatto è invece la vittima, il bersaglio da colpire e abbattere. Lo stesso Papa Francesco, noto per la sua tolleranza zero in caso di abusi, aveva subito fatto sapere che la conclusione sul caso Ouellet dell’indagine preliminare affidata al gesuita di nota fama Padre Servais era stata: “Non c’è alcun motivo fondato per aprire un’indagine per aggressione sessuale contro la persona F. da parte del card. M. Ouellet”. Ma ovviamente questa dichiarazione non ha avuto lo stesso risalto mediatico delle accuse che invece hanno immediatamente fatto il giro del mondo a grandi titoli, insinuando dubbi e disorientamento in fedeli già sufficientemente disorientati da affermazioni che appaiono ‘verdetti’ inappellabili prima ancora che sia avvenuta una seria verifica dei fatti e un accurato processo”, prosegue Chiara Amirante, che aggiunge: “Vivo da trent’anni accogliendo giovani in situazioni di grave disagio e posso assicurare che la piaga degli abusi è una delle più terribili che sta colpendo con ferite indelebili e mortali troppi innocenti: secondo dati Onu una persona su tre ne è vittima. Si tratta quindi di una piaga che va combattuta ed estirpata con ogni mezzo perché il dolore delle vittime è qualcosa di terribile ed ho speso e spesso rischiato la mia vita a difesa di tante di queste vittime. Conosco però anche preti incarcerati ingiustamente e poi rilasciati dopo anni per insussistenza dei fatti. O tante altre persone rovinate da infamanti diffamazioni. Vittime che non fanno rumore ma che sono state colpite anch’esse mortalmente, vite rovinate da persone senza scrupoli che per i loro interessi hanno trovato questo modo per ‘farli fuori’. Credo che il diritto alla cronaca non possa e non debba mai andare a ledere il principio della “presunzione di innocenza fino a prova contraria” che è a base nel nostro diritto. E non può ledere il diritto alla tutela della buona fama. Non è ammissibile continuare a procedere in troppe situazioni al ‘linciaggio mediatico’ prima che ci sia stato un serio processo che sulla base di prove documentate abbia approfondito e verificato la verità dei fatti. Per quanto riguarda il Card Ouellet auspico con tutto il cuore che la giustizia possa fare con serietà il suo corso e la buona fama di un uomo di grande onore, onestà, e integrità, possa essere ripristinata quanto prima”.