Roma, 20 ott. (askanews) – I microbioti dell’Adriatico restano (per ora) ben strutturati e ricchi di diversità nonostante gli impatti delle attività umane sia a livello locale, tra pesca e turismo, sia a livello globale, con la crisi climatica. Resta da capire però quale sia la soglia oltre la quale questa loro capacità di adattamento può venire meno, minacciando di conseguenza l’equilibrio ecologico degli ecosistemi costieri. Un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’Università di Bologna ha analizzato questo tema realizzando il primo studio integrato degli ecosistemi microbici marini nell’area compresa tra Rimini e Riccione. I risultati – pubblicati in due articoli su Frontiers in Marine Science e su Scientific Reports – offrono importanti informazioni sullo stato di salute di una delle regioni marine più antropizzate del nostro Paese. “I microbioti hanno un ruolo centrale per la salute dei nostri mari: studiarli può aiutarci a comprendere le strutture e le dinamiche di funzionamento degli habitat marini, anche e soprattutto in relazione alla risposta ai cambiamenti globali che stiamo vivendo”, spiega Marco Candela, professore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna che ha coordinato la ricerca. “Dai dati raccolti, è interessante notare come i microbioti analizzati non siano costituiti solo da batteri di origine marina, ma integrino al loro interno anche microrganismi di origine terricola: le caratteristiche dell’area di mare studiata possano spiegare un fenomeno di questo tipo, ma resta da capire quale sia la soglia di microrganismi terrigeni che possono entrare nei microbioti marini senza che questo comprometta il loro equilibrio ecologico”. (Segue)
Mare, microbioti tra Rimini e Riccione indicano salute Adriatico
Il loro ruolo chiave per mantenere l'equilibrio ecologico