Firenze, 26 feb. (askanews) – “Serve una maggiore consapevolezza nei confronti della chirurgia estetica: è un atto medico e, come tale, non può essere esente da potenziali rischi. Bisogna rivolgersi solo a specialisti esperti e affidabili, per giungere a una decisione ponderata e a una corretta pianificazione. Si devono rifiutare interventi “a buon prezzo” proposti da medici avventurieri, tra le cause dell’aumento di successive azioni riparatrici. Poche regole, per ottenere il risultato estetico voluto e per limitare il più possibile eventuali danni da cancellare con la chirurgia secondaria. A tracciare alcune semplici linee guida è il dott. Fabio Quercioli, specializzato in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica all’Università di Firenze, che da anni porta avanti una campagna di sensibilizzazione per ridurre i casi di “pazienti insoddisfatti” (secondo le ultime statistiche, in Italia, oscillerebbero fra il 10 e il 30%).
“La chirurgia secondaria – spiega – tecnicamente si avvicina alla chirurgia ricostruttiva, perché dopo un primo intervento che non ha dato buoni risultati c’è bisogno di riparare tessuti e strutture più o meno compromesse. Intervenire su un paziente già operato, spesso da un altro collega, richiede padronanza delle tecniche ed esperienza e può essere molto più complesso rispetto ad un normale intervento”. L’aumento di casi, sottolinea, “in parte è dovuto alle sempre più numerose richieste di interventi estetici”. D’altronde, “oggi nel nostro Paese ne effettuiamo oltre 300.000 all’anno, è comprensibile che cresca anche il numero di interventi di revisione. Incide certamente anche l’aumentata offerta di prestazioni low cost da parte di medici che si avventurano con una certa improvvisazione e faciloneria nel mondo della chirurgia estetica, sottovalutandone i potenziali rischi”.
“In alcuni casi alla base di un risultato insoddisfacente c’è un errore di comunicazione fra medico e paziente. Non è raro oggi per un chirurgo plastico trovarsi di fronte a richieste eccessive, oggettivamente irrealizzabili o inappropriate, che non rispettano un giusto equilibrio estetico e funzionale, di fronte alle quali è indispensabile saper porre un limite. I pazienti con aspettative poco realistiche, spesso dettate più da un disagio emotivo che da una reale esigenza estetica – rimarca Quercioli, tra i massimi esperti italiani nella chirurgia estetica del seno e del viso e nella ricostruzione mammaria post mastectomia – corrono un alto rischio di non essere mai soddisfatti. Naturalmente non sempre è così, capita di dover intervenire anche sul vero e proprio fallimento chirurgico, un intervento mal riuscito per errore tecnico o complicanza, i cui risultati possono essere invalidanti per il paziente sia sotto il profilo estetico che psicologico”.
“Mi auguro che possa crescere nei pazienti la consapevolezza che la chirurgia estetica è prima di tutto un atto medico, che non può essere esente da potenziali rischi e perciò richiede una decisione ponderata e una corretta pianificazione, affidandosi – conclude Quercioli – solo a specialisti qualificati ed esperti”.