Roma, 31 ott. (askanews) – “Leggere che il Comune di Roma ha attivato una serie di misure finalizzate alla tutela delle donne che, insieme anche a figli e figlie minorenni, vivono nell’immobile Atac in via Lucio Sestio 10, ovvero la Casa delle donne Lucha y Siesta, suscita necessariamente una reazione, soprattutto alla luce del fatto che la polizia locale e i servizi sociali della stessa amministrazione, anche in queste ore, continuano a inviare alla Casa LuchaySiesta, le donne e i/le minori per assisterle e iniziare con loro il percorso di fuoriuscita dalla violenza”. A dichiararlo è il Comitato “Lucha alla Città”, presieduto da Lea Melandri e Federica Giardini, che da settimane lavora per scongiurare lo sgombero delle donne e delle operatrici del centro per le donne vittima di violenza LuchaySiesta al Tuscolano. “Non solo – aggiungono dal Comitato – infatti, da quanto appena detto si evidenzia una contraddizione enorme, dettata dal fatto che a Roma a fronte di un fabbisogno di 300 posti accoglienza ce ne sono solo 37, di cui 14 a Lucha y Siesta, ma è bene anche sottolineare che ogni iniziativa presa per ‘trasferire le donne’ e il parlare di fragilità vanno contro la Convenzione di Istambul, punto di riferimento per il contrasto alla violenza di genere”. “Ci preme dunque dire alla Sindaca Raggi che non si fa contrasto alla violenza di genere con l’assistenzialismo e senza prevenzione, chiudendo e sgombrando gli spazi femministi, il cui modo di operare è inoltre riconosciuto come esempio in Europa – sottolineano dal Comitato -. Intorno alla nostra realtà si è nata e si muove una intera comunità, dal territorio del municipio fino alle donne delle istituzioni di diversi schieramenti politici, passando per tante artiste che già il prossimo 7 novembre saranno al nostro fianco. Se è vero che il tema è il contrasto alla violenza di genere, ci aspettiamo che anche Roma Capitale voglia comprendere che Lucha y Siesta è un patrimonio da difendere, per le donne e per la città.”, concludono.