Roma, 27 gen. (askanews) – Una novità, un grande classico e la sua variante 2021 per la prima giornata di consultazioni al Quirinale, nell’ambito della crisi del governo Conte due. Il sentiero, visto il quadro politico, è stretto e i paletti messi dal Quirinale per uscirne sono impegnativi: una maggioranza coesa, numeri certi in Parlamento, un programma coerente e condiviso. Chi vuole guidare il Paese deve essere in grado di garantire, insieme alla sua maggioranza, queste condizioni.
La prima novità di questo giro di consultazioni è nella location, niente più giornalisti accalcati nella sala della Loggia, a pochi passi dallo Studio alla Vetrata del Capo dello Stato: la sala è chiusa per restauro e le norme anti-Covid consentono solo a un parterre ristretto di cronisti di seguire, distanziati, nel Salone delle Feste le dichiarazioni delle delegazioni ricevute alle consultazioni. Per tutti gli altri c’è lo streaming.
Il grande classico è nell’aggettivo “interlocutorio”: da sempre il primo giorno di consultazioni, quando il Capo dello Stato riceve i presidenti di Senato e Camera – come avvenuto oggi pomeriggio con Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico – è di attesa e di riflessione in vista della salita al Colle delle forze politiche presenti in Parlamento, che porteranno le loro posizioni (ma anche i loro veti) avviando di fatto la partita a a scacchi sui possibili sviluppi della crisi di governo. Come da prassi Casellati non ha aperto bocca al termine del colloquio con il presidente Mattarella e Fico ha concesso solo una frase di rassicurazione: “Siamo tutti al lavoro per il bene del Paese”.
Ma nella giornata “interlocutoria” c’è anche un di più di incertezza, dovuta a un quadro politico così aperto, ‘liquido’ e difficilmente sondabile prima dei singoli faccia a faccia, messi a verbale, nello studio del presidente – le dichiarazioni pubbliche contano il giusto come gli osservatori più attenti sanno bene – che ogni previsione è impossibile. Anche e soprattutto per quanto riguarda il timing della crisi perchè, pur nell’urgenza del momento e nella riconosciuta necessità, ben presente al Capo dello Stato, di dare al paese un governo solido per affrontare le tante sfide – innanzitutto la campagna vaccinale e la stesura e gestione del Recovery plan – a oggi non è possibile nemmeno ipotizzare quando le consultazioni finiranno sul binario reincarico-nuovo incarico-incarico esplorativo oppure scioglimento delle Camere. Tutto dipende da quello che le forze politiche diranno a Mattarella: già da domani qualcosa comincerà a delinearsi a partire dalla domanda basic (Conte sì o Conte no), ma solo quando questo mosaico sarà completo il presidente potrà decidere se conferire già sabato un incarico (nelle tre possibili varianti) o se prendersi il fine settimana per riflettere. Per intendersi: al momento nulla è escluso, nemmeno, ove ritenute necessarie, un secondo giro di consultazioni la prossima settimana.
Domani mattina sarà la volta dei gruppi per le Autonomie e del nuovo gruppo ‘contiano’ Europeisti-Maie-Centro democratico; nel pomeriggio Leu, Italia Viva (con i capigruppo anche il leader del partito Matteo Renzi) e il Pd – che farà, come deciso dalla Direzione del partito oggi, il nome di Conte per un nuovo governo – rappresentato dal segretario Nicola Zingaretti insieme ai capigruppo. Venerdì pomeriggio la volta del centrodestra che salirà unito al Colle: ben dodici persone tra leader e capigruppo di Lega, Fdi e Forza Italia (non è ancora chiaro se ci sarà Silvio Berlusconi o il numero due degli azzurri Antonio Tajani). A chiudere il giro di consultazioni il Movimento Cinquestelle. Poi Mattarella trarrà le sue (prime) conclusioni.
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