Roma, 13 ott. (askanews) – “I numeri delle persone in rianimazione ci dicono una cosa: nel giro di poco più di una settimana siamo passati da 200 a circa 450. Sono di fatto raddoppiati in questo arco di tempo. Il numero è relativamente basso, ma dimostra che non siamo di fronte ad una curva lineare, bensì ad un’iniziale curva esponenziale, questo è il rischio. Il rischio è alto soprattutto nelle regioni che non hanno affrontato l’onda pandemica iniziale”. Alessandro Vergallo, presidente nazionale AAROI-EMAC, l’associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani-emergenza area critica, è intervenuto nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri” su Cusano Italia Tv.
“Questa non è la risacca della prima ondata, è una vera e propria seconda ondata – ha detto – per questo lanciamo il messaggio di tenere alta l’attenzione. Questa seconda ondata ha un culmine più basso come numeri solo perché si sono poste in atto nel frattempo tutte le misure di contenimento sociale. E’ chiaro che con la ripresa c’era da attendersi un rialzo, ma questo non significa abbassare la guardia”.
“Noi vediamo oggi una fotografia degli effetti di contagi avvenuti 2-3 settimane addietro – ha precisato Vergallo – Per questo dobbiamo cercare di immaginare in prospettiva quella che sarà la fotografia di oggi che noi vedremo fra 3 settimane”.
Sui posti in terapia intensiva, ha ricordato che in Italia c’erano 5000 posti in fase pre-pandemica, quelli che sono stati attivati sono stati effettivamente utilizzati nelle regioni più colpite. “Ci risulta siano stati implementati anche nel centro-sud, ma al sud in particolare non abbiamo contezza che ci sia stata un’effettiva implementazione proporzionalmente corrispondente alla densità di popolazione. L’obiettivo del governo era arrivare ad 8700 posti ai quali dovrebbero essere aggiunti circa 4000 di sub-intensiva che all’occorrenza possono essere trasformati, però stiamo parlando di un piano sulla carta che comporterà tempi molto lunghi”.