Milano, 24 ott. (askanews) – Andamento lento. Per alcuni è una scelta da lungo tempo. Per molti altri è stata una scoperta negli anni di pandemia e post-pandemia. Parliamo dello slow tourism, una opzione turistica alternativa rispetto al turismo di massa. Vicino al turismo sostenibile, diverso da quello tradizionale, il turismo lento enfatizza una maggiore consapevolezza ambientale e rispetto per la cultura locale. Una recente ricerca promossa dal Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi (Ce.R.T.A.) dell’Università Cattolica di Milano suggerisce che lo slow tourism sia uno dei quattro adattamenti del turismo al momento pandemico – insieme con le motivazioni, la scelta dei compagni e la tipologia di alloggio – destinati a diventare trend strutturali. Sempre secondo il Ce.R.T.A., da un sondaggio internazionale emerge che il turismo lento cresce sempre più tra le motivazioni di viaggio: lo prende in considerazione il 54% dei potenziali viaggiatori. Ancora molto lontano dalle tradizionali vacanze al mare (82%) o viaggi culturali (76%), ma ormai praticamente alla pari con il turismo enogastronomico (55%). Ma cosa significa esattamente fare un viaggio slow? Un buon esempio è il turismo dei cammini, una nicchia che ha visto un vero e proprio boom negli ultimi anni. Dai più noti come la Via Francigena ai meno conosciuti come il Cammino Basiliano in Calabria, fino a un must internazionale come il Cammino di Santiago, la motivazione di viaggio è molto spesso spirituale. Ma esistono anche cammini più focalizzati sul benessere e le attività all’aria aperta come, solo per citarne alcuni, il Cammino dei Briganti (100 km tra Abruzzo e Lazio), il Sentiero del Viandante (45 km sul Lago di Como), l’Alta Via dei Monti Liguri (440 km sullo spartiacque dell’Appennino ligure) o la Via della Transumanza (224 km da L’Aquila a Foggia). Un’altra forma ormai popolarissima di viaggio slow è il cicloturismo, che da anni vede molto attive, tra gli altri, le Marche con itinerari come i castelli tra Tolentino e Urbisaglia, le Terre dei Briganti intorno ad Ascoli Piceno o quello dalle Grotte di Frasassi al mare di Falconara Marittima. Un evergreen restano i piccoli borghi che, da qualche anno, hanno un’opportunità in più: il cosiddetto “turismo delle radici” dei discendenti degli emigrati. Una nicchia che ha attirato l’attenzione anche dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (Wto) e che, secondo uno studio delle Università della Calabria, di Torino e di Mar del Plata in Argentina, solo da Canada, Brasile, e USA muove oltre 670 mila arrivi per un valore che supera i 650 milioni di euro. Opportunità, tendenze, scenari di sviluppo dello slow tourism saranno al centro di diverse iniziative a BIT 2023, all’Allianz MiCo dal 12 al 14 febbraio, sia nel percorso espositivo sia nel fitto palinsesto di eventi.
Dai cammini ai borghi: 54% dei viaggiatori guarda al turismo lento
Slow Tourism tra le i temi portanti di BIT 2023