G20 Roma, 29 ott. (askanews) – “Il G20 legittimerà nuove scappatoie per le grandi aziende inquinanti, attraverso cui potersi certificare green senza realmente limitare le proprie emissioni climalteranti. Abbiamo bisogno di soluzioni climatiche reali, decoloniali e socialmente giuste”, così anche i Fridays For Future annunciano di scendere in piazza a Roma in corrispondenza del G20 per arricchire la presenza, sabato 30 ottobre, di vertenze ecologiste. L’appuntamento è alle 15:00 a Piazzale Ostiense insieme “ai rappresentanti delle vertenze operaie e del lavoro come la Gkn (annunciati 10 pullman dal Collettivo di Fabbrica), l’Alitalia, la Whirlpool; Extinction Rebellion e tutti i movimenti sociali ma anche le esperienze del mondo contadino e dell’agroecologia; le reti studentesche, i movimenti per l’abitare; la rete Fuori dal Fossile e i movimenti No Tav, No Triv, per l’acqua pubblica e contro il nucleare; le esperienze transfemministe e gli zapatisti e le zapatiste del Consiglio Nazionale Indigeno dell’Ezln dal Chiapas; i sindacati di base; insieme a tutte le cittadine e tutti i cittadini preoccupat@ per il proprio futuro che vorranno unirsi”. Il messaggio degli attivisti ai rappresentanti del G20 è chiaro e costante: “Non c’è più tempo per le modifiche marginali, le strade da seguire sono tracciate”. E sono: zero energia da fonti fossili compreso il gas, invece “si continua a parlare solo di uscita dal carbone, senza alcun accenno all’uscita dal gas per il quale vengono costruite nuove centrali. Il G20 deve prendere una posizione netta per l’uscita da questa fonte altrettanto fossile e climalterante, anche in previsione della COP26”. Secondo punto: piani reali di transizione e riconversione ecologica, e “servono ora; è inutile proporre false soluzioni come il biogas, le biomasse o gli impianti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). Anzi, è dannoso, perché non solo rallentano la vera transizione, ma fanno pensare che non sia necessario un cambiamento strutturale”. Tre, cancellazione del debito dei paesi più poveri: “va rinegoziato il debito dei paesi del Sud mondo per permettergli di agire sulla mitigazione climatica e sociale nel lungo termine”. Quattro: Green Fund a fondo perduto, “ovvero i 100 miliardi che le nazioni storicamente responsabili delle emissioni si sono impegnati a dare ai Paesi in via di sviluppo, deve essere a fondo perduto, non un prestito. Cinque, “chiediamo di porre fine al mercato dei crediti del carbonio, che ha permesso alle grandi aziende di continuare ad inquinare in un sistema che ha alla base compensazioni delle emissioni false e colonialiste, sviluppate sulla pelle dei territori più marginalizzati”. L’appello degli attivisti è “all’autodeterminazione, dei popoli e dei territori, per tracciare un modello di sviluppo diverso dal dominante, in armonia con la biocapacità globale e le necessità locali”. E il messaggio per i leader del G20 è: “I vostri trucchetti finanziari ritardano la transizione e non portano alcun beneficio alla causa climatica. Di fronte a una crisi climatica epocale è il momento di assumersi le proprie responsabilità: ascoltare la società civile e le popolazioni Mapa (most affected people and areas); frenare chi inquina, piuttosto che assecondarne le richieste”. E’ prevista anche un’assemblea dei movimenti domenica 31, convocata dalle ore 10 alle ore 17 al Teatro Garbatella, in piazza Giovanni da Triora, per “confrontarsi tra tutte le vertenze in campo sia per rafforzare ogni singola lotta, sia per costruire una strategia comune di confronto e mobilitazione per il prossimo autunno-inverno”. Gtu/Pie
Fridays for future in piazza a Roma: soluzioni climatiche reali
L'appuntamento è sabato 30 ottobre alle 15 a Piazzale Ostiense