Frescobaldi: patto di filiera per assorbire parte degli aumenti
Milano, 11 ott. (askanews) – E’ una falla da quasi 1,5 miliardi di euro quella causata da gas ed energia sul vino italiano. Anche uno dei comparti del made in Italy piu’ in salute e’ costretto a lanciare l’allarme e ora il timore principale e’ che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi, in Italia e nel mondo. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly compiuta nell’ultima settimana sulle imprese italiane, il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre un miliardo in piu’ per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022.
A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%. Il risultato, secondo l’indagine compiuta su un panel in rappresentanza del 30% del mercato, ha il sapore di una beffa per il settore. L’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno e’ infatti del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%. Il gap equivalente e’ pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano e’ costretto a sostenere per rimanere sul mercato.
A rimetterci piu’ di tutte sono proprio le aziende di filiera, il cluster piu’ numeroso (ma con minor forza contrattuale) composto perlopiu’ da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, o quasi, in casa propria. Ma, salvo eccezioni, anche gli industriali del vino e il mondo della cooperazione sono in sofferenza a causa di una dinamica che penalizza in particolare i segmenti “basic” e “popular” dell’offerta, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perche’ in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtu’ di un mercato maggiormente disposto ad accettare le richieste di aumento dei listini.
“Quello che possiamo fare ora e’ consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitivita’ e mercato” commenta il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, sottolineando che “produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno percio’ assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi”.
“Quanto sta succedendo impatta fortemente anche sul vino, ma c’e’ la consapevolezza che i fatti di oggi, come quelli di due anni fa, rappresentino fattori esogeni e non strutturali che agiscono su un comparto comunque in salute” ha dichiarato l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese, aggiungendo che “al prossimo ‘wine2wine’ in programma il 7-8 novembre, presenteremo assieme a Uiv la seconda parte di questo studio congiunturale, anche con le stime previsionali complete di quest’anno in materia di mercato, redditivita’ e bilanci del vitigno Italia”.
Vino, Uiv-Vinitaly: +1,5 mld costi per energia e materie prime secche
Milano, 11 ott. (askanews) – E’ una falla da quasi 1,5 miliardi di euro quella causata da gas ed energia sul vino italiano. Anche uno dei comparti del made in Italy piu’ in salute e’ costretto a lanciare l’allarme e ora il timore principale e’ che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi, in Italia e nel mondo. Secondo l’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly compiuta nell’ultima settimana sulle imprese italiane, il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre un miliardo in piu’ per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022.
A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%. Il risultato, secondo l’indagine compiuta su un panel in rappresentanza del 30% del mercato, ha il sapore di una beffa per il settore. L’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno e’ infatti del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%. Il gap equivalente e’ pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano e’ costretto a sostenere per rimanere sul mercato.
A rimetterci piu’ di tutte sono proprio le aziende di filiera, il cluster piu’ numeroso (ma con minor forza contrattuale) composto perlopiu’ da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, o quasi, in casa propria. Ma, salvo eccezioni, anche gli industriali del vino e il mondo della cooperazione sono in sofferenza a causa di una dinamica che penalizza in particolare i segmenti “basic” e “popular” dell’offerta, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perche’ in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtu’ di un mercato maggiormente disposto ad accettare le richieste di aumento dei listini.
“Quello che possiamo fare ora e’ consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitivita’ e mercato” commenta il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, sottolineando che “produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno percio’ assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi”.
“Quanto sta succedendo impatta fortemente anche sul vino, ma c’e’ la consapevolezza che i fatti di oggi, come quelli di due anni fa, rappresentino fattori esogeni e non strutturali che agiscono su un comparto comunque in salute” ha dichiarato l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese, aggiungendo che “al prossimo ‘wine2wine’ in programma il 7-8 novembre, presenteremo assieme a Uiv la seconda parte di questo studio congiunturale, anche con le stime previsionali complete di quest’anno in materia di mercato, redditivita’ e bilanci del vitigno Italia”.