Rom, 11 dic. (askanews) – Si respira ancora un’aria di festa nella Città Vecchia di Damasco a pochi giorni dalla presa del potere da parte di un’alleanza di ribelli a guida islamica che ha rovesciato il lungo regime del presidente Bashar al-Assad. Gente che passeggia di giorno e di sera, si siede nei caffè, si scatta foto.
“È una sensazione indescrivibile. Ci siamo presi la libertà – racconta Ossama, di Damasco – usciamo e siamo a nostro agio. Prima non osavamo, avevamo paura dei posti di blocco, eravamo sotto pressione, soffrivamo. C’era paura, eravamo messi a tacere, non osavamo dire una parola. C’erano sempre paura e oppressione”.
“Spero per tutti che questa rivoluzione sia una rivoluzione di bene, per tutti – dice Ahmad, combattente ribelle di Idlib – spero che ci ameremo l’un l’altro, tutti, e non ci divideremo, sia per religione che per etnia. Questo è ciò che spero ed è ciò che ho sostenuto. Spero che tutti lo capiscano. Non siamo nemici. Siamo una famiglia in Siria”.
“Mi sembra ancora di sognare – afferma il 52enne Khalil – non riesco ancora a credere di essere in piedi accanto alla Moschea degli Omayyadi e al Souk al-Hamidiyeh, e non ci sono scagnozzi del governo che dicono ‘mostrami la tua carta d’identità’ o ‘cosa stai facendo qui’?”.
La pensa così anche un’altra donna: “Ci sentiamo tranquilli. Si può uscire per le strade senza la paura che ci incuteva l’esercito prima che il regime fosse rovesciato. I ragazzi possono uscire senza la loro carta d’identità o il tesserino dell’esercito. Lui – dice riferendosi a Bashar al-Assad – terrorizzava la popolazione”.