Arezzo, 29 nov. (askanews) – Oltre l’8% dei pazienti ospedalizzati sviluppa un’infezione correlata all’assistenza, un fenomeno che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità impatta sulla durata della degenza e favorisce l’antibiotico-resistenza, erodendo circa il 6% del budget annuale degli ospedali pubblici, oltre a causare ripercussioni a carico di pazienti, famiglie e collettività. Questi alcuni dei dati contenuti nello studio intitolato “Prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza: efficacia degli interventi sanitari” elaborato da Fondazione GIMBE e presentato ad Arezzo nel corso della 19esima edizione del Forum Risk management in sanità, l’evento che annualmente riunisce i manager del settore sanitario, istituzioni, associazioni per la ricerca di soluzioni condivise per la sanità. Abbiamo parlato con Nino Cartabellotta, presidente Fondazione GIMBE:
“La revisione sistematica dell’evidenza è disponibile, documenta che esistono tre grandi categorie di interventi, i care bundle, che sono quegli interventi erogati in gruppo, perché erogarli insieme ai vari interventi sono più efficaci nell’erogazione dei singoli interventi, poi ci sono tutti i programmi di prevenzione e controllo dell’infezione e poi aspetti di tipo normativo. Io credo che oggi è il momento storico in cui le ICA dovrebbero rappresentare un indicatore del nuovo sistema di garanzia, che è quello con cui le regioni adempiono i livelli essenziali dell’assistenza, perché di fatto tra impatto clinico ed impatto economico rappresenta e configura processi clinico-assistenziali che devono essere erogati in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale”.
Tutte tematiche approfondite nel tavolo di lavoro “Carta della Qualità e sicurezza delle cure: lotta alle infezioni correlate all’assistenza e contrasto all’antibiotico-resistenza”. Un importante tassello per creare maggiore consapevolezza nella prevenzione delle Infezioni ospedaliere arriva proprio dal report elaborato da GIMBE e realizzato con il contributo non condizionante di B. Braun, una delle maggiori aziende al mondo nelle tecnologie mediche e da sempre impegnata per la sicurezza del paziente nel percorso ospedaliero e che da dieci anni è partner del Forum risk management in sanità. È poi intervenuto Oliviero Pelosini, Amministratore Delegato di B. Braun:
“Riteniamo importante partecipare perché facendo rete con istituzioni, amministrazione, clinici ed aziende si possono mettere insieme esperienze e conoscenze diverse. Arrivando così a delle proposte che, se adottate, possano rendere più sostenibile e più resiliente il servizio sanitario nazionale. Il SSN oggi è in grave difficoltà, sia per una carenza di riforme strutturali, sia per una carenza di finanziamenti adeguati negli ultimi dieci anni. Soprattutto oggi è messo sotto scacco dalla fuga dei medici. Come se non bastasse il payback questa grave ed iniqua misura che graverà sia in primis sulle aziende ma subito dopo avrà un impatto proprio sul sistema perché i medici non vorranno lavorare con attrezzature obsolete, con carenza di dispositivi medici o dispositivi non di qualità. Noi riteniamo che la prevenzione sia un’area dove fare investimenti. Adottando questo approccio abbiamo sviluppato un protocollo sul lavaggio delle mani e relativo monitoraggio anche grazie a dispositivi medici digitali, lo abbiamo testato in terapia intensiva all’Ospedale di Bergamo. Oggi al tavolo tecnico verranno discusse e presentati i risultati che siamo sicuri possano ridurre l’incidenza delle infezioni correlate all’assistenza”.
Una giornata che ha lasciato ampio spazio al confronto ed al dibattito su tematiche che meritano un’attenzione costante.