Roma, 4 ott. (askanews) – ‘La pace a Gaza potrebbe finalmente essere a portata di mano. La risposta di Hamas alla proposta di pace del presidente degli Stati Uniti rappresenta un significativo passo avanti. Ora devono seguire il rilascio degli ostaggi, un cessate il fuoco e un accesso umanitario senza ostacoli’. Lo ha scritto sabato 4 ottobre il presidente del Consiglio europeo, António Costa, in un post su X (ex Twitter), in cui invita ‘tutte le parti ad agire con urgenza e responsabilità’, assicurando che ‘l’Ue, insieme ai suoi partner, continuerà a sostenere gli sforzi per una pace giusta e duratura e una soluzione a due Stati’.
L’accettazione da parte di Hamas del piano di Trump (che era già stato accettato dal capo del governo di Israele, Benjamin Netanyahu, dall’Autorità nazionale palestinese e dai paesi arabi) è una vera svolta, come sottolinea Costa. Nonostante i molti limiti e alcune posizioni discutibili, bisogna guardare alla proposta di Trump in modo pragmatico, e soprattutto con gli occhi della popolazione di Gaza, massacrata, bombardata, stremata, affamata, senza ospedali, senza scuole, senza acqua e senza elettricità, senza più case e senza un posto dove rifugiarsi. Persino Hamas, o almeno la sua ala politica, ha dovuto farlo, dopo avere considerato in questa interminabile tragedia i morti civili di Gaza caduti sotto le bombe e i proiettili israeliani come martiri utili alla causa.
L’Unione europea aveva già espresso il proprio sostegno al piano di Trump, con una dichiarazione dell’Alta Rappresentante per la Politica estera, Kaja Kallas, pubblicata la sera del 2 ottobre: ‘L’Ue accoglie con favore l’impegno del presidente Trump a porre fine alla guerra a Gaza, che offre una via d’uscita da questo conflitto devastante, garantendo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi rimasti e la fornitura di piena assistenza umanitaria alla Striscia di Gaza, con un ruolo centrale per le Nazioni Unite e le sue agenzie’. Questi, ricordava Kallas sono ‘tutti elementi che da tempo costituiscono le priorità fondamentali dell’Ue’ rispetto alla vicenda di Gaza.
L’Unione, inoltre, sottolineava l’Alta Rappresentante, ‘sostiene i principi delineati dal presidente Trump su un Hamas smilitarizzato e senza più alcun ruolo nella futura governance, l’eliminazione di qualsiasi minaccia per Israele e il suo popolo, il fatto che Gaza non sarà occupata e che i palestinesi non saranno sfollati. Il rispetto del diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario, è fondamentale’.
‘Gli accordi transitori – indicava poi Kallas – dovrebbero aprire la strada a una pace duratura e sostenibile attraverso un percorso credibile verso un orizzonte politico per lo Stato palestinese e la soluzione dei due Stati, basato sui principi approvati da un’ampia maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite’. L’Ue annunciava ancora Kallas, ‘grazie al suo costante impegno nei confronti del popolo palestinese e al suo sostegno all’integrazione regionale e a un’Autorità Palestinese riformata, anche in vista del suo ritorno a Gaza (come prevede il punto 9 del piano Trump, ndr), è pronta a offrire un prezioso contributo a questo piano attraverso i diversi strumenti a sua disposizione. Siamo pronti a collaborare con i partner regionali per lavorare congiuntamente sui prossimi passi’.
Accogliendo con favore la decisione di Israele di sostenere il piano, l’Alta Rappresentante, a nome dell’Ue, esortava quindi ‘Hamas a seguirlo, a rilasciare tutti gli ostaggi rimasti e a deporre le armi’, e invitava ‘coloro che hanno influenza a trasmettere questi messaggi ad Hamas’. Esortazioni e inviti che, per una volta, sembrano aver avuto successo. ‘Non esiste una soluzione militare a questo conflitto. Invitiamo tutte le parti a cogliere questa opportunità e a impegnarsi in modo costruttivo per porre immediatamente fine alla tragedia di Gaza e avviare il processo di costruzione di un futuro migliore per israeliani, palestinesi e l’intera regione’, concludeva Kallas.
Il comunicato di Hamas diramato il 3 ottobre fa capire quanto difficile, ma alla fine inevitabile, sia stato per l’organizzazione dare una risposta positiva: ‘Spinti dal desiderio di porre fine all’aggressione e al genocidio perpetrati contro il nostro fedele popolo nella Striscia di Gaza, e partendo da una responsabilità nazionale, nonché in difesa dei principi, dei diritti e degli interessi superiori del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica Hamas ha condotto consultazioni approfondite’ al proprio interno, con le altre fazioni palestinesi e con i mediatori e le nazioni amiche, ‘al fine di raggiungere una posizione responsabile rispetto al piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump’.
‘Dopo uno studio accurato – continua il comunicato di Hamas, ‘il movimento ha preso la sua decisione e ha comunicato la seguente risposta ai mediatori: Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra nella Striscia di Gaza, lo scambio dei prigionieri, l’immediato ingresso degli aiuti, il rifiuto dell’occupazione della Striscia e il rifiuto dello sfollamento del nostro popolo palestinese’ dalla Striscia stessa. Il riferimento è al punto 12 della proposta Trump, che cambia sostanzialmente i piani di Israele (‘Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano partire saranno liberi di farlo e di ritornare. Incoraggeremo la popolazione a restare e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore’).
‘In questo quadro, e in un modo che porti alla fine della guerra e a un pieno ritiro dalla Striscia’ dell’esercito israeliano, Hamas annuncia ‘la propria approvazione’ al rilascio di tutti gli ostaggi, vivi o morti, ‘secondo la formula di scambio contenuta nella proposta del presidente Trump’, con le necessarie condizioni operative sul campo per l’attuazione dello scambio’.
Molto rilevante, inoltre, è la frase in cui, ‘il movimento riafferma la propria approvazione a trasferire l’amministrazione della Striscia di Gaza a un organo palestinese indipendente (tecnocrati) basato sul consenso nazionale palestinese e sostenuto da un appoggio arabo e islamico’. Questo corrisponde a quanto previsto dal punto 9 dell’Accordo, secondo cui ‘Gaza sarà governata sotto l’autorità transitoria temporanea di un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, incaricato di gestire i servizi pubblici e i municipi per la popolazione dell’enclave. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali’.
Hamas accetta dunque di non far parte dell’amministrazione della Striscia durante la fase successiva al cessate il fuoco e la gestione amministrativa da parte del ‘comitato tecnico’ palestinese, ma non si pronuncia, tuttavia, sulla condizione secondo cui questi tecnici saranno posti ‘sotto la supervisione e il controllo di un nuovo organismo internazionale di transizione, il ‘Comitato della pace’, che sarà guidato e presieduto dal presidente Donald Trump, con altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, tra cui l’ex primo ministro Tony Blair’. Questo organismo (che diversi critici della proposta di accordo hanno stigmatizzato come un progetto di ‘protettorato neo colonialista’), dovrebbe ‘definire il quadro e gestire il finanziamento della ricostruzione di Gaza fino a quando l’Autorità palestinese non avrà completato il suo programma di riforme’. A questo punto, l’Accordo prevede che l’Autorità nazionale palestinese ‘potrà riprendere il controllo di Gaza in modo sicuro ed efficace’.
Hamas, comunque, avverte che ‘le altre questioni incluse nella proposta del Presidente Trump riguardanti il futuro della Striscia di Gaza e i diritti inalienabili del popolo palestinese, sono legate a una posizione nazionale collettiva e in conformità con le pertinenti leggi e risoluzioni internazionali, da discutere all’interno di un quadro nazionale palestinese complessivo, nel quale – sottolinea – Hamas sarà incluso e contribuirà con piena responsabilità’.
Resta da vedere, infine, se e come verrà realizzato il punto 6 della proposta Trump, secondo cui ‘una volta che tutti gli ostaggi saranno stati liberati, ai membri di Hamas che si impegneranno alla coesistenza pacifica e al disarmo verrà concessa un’amnistia’, mentre a quelli ‘che desiderano lasciare Gaza verrà fornito un diritto di passaggio sicuro verso i paesi di destinazione’.
In questo caso, così come sul punto della permanenza della popolazione palestinese a Gaza, l’opposizione all’attuazione dell’Accordo potrebbe venire soprattutto dagli esponenti dell’estrema destra al governo in Israele, che puntano all’annientamento fisico di Hamas e nell’annessione della Striscia ‘ripulita’ etnicamente, così come alla continuazione e al completamento dell’annessione di fatto della Cisgiordania (una questione su cui la proposta di Trump resta completamente silente).
Il piano Trump-Blair ha il pieno sostegno del governo italiano. E’ ‘una luce di pace’ che ‘squarcia la tenebra della guerra e dobbiamo fare tutti quanto nelle nostre possibilità perché questa preziosa e fragile opportunità abbia successo’, ha detto sabato 4 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ad Assisi per il giorno di San Francesco (che dal prossimo anno sarà nuovamente festa nazionale, per una ‘scelta d’identità’). All’inizio del suo intervento Meloni è stata contestata da alcuni pro-Pal mentre in Italia continuano a susseguirsi le manifestazioni a sostegno della Flotilla, dopo lo sciopero di venerdì scorso. Un ‘week end lungo’, l’ha liquidato Meloni, che in questi giorni ha usato toni durissimi sia verso gli attivisti della Flotilla che verso i manifestanti, perché ‘la pace non si materializza quando la si invoca ma quando si costruisce con impegno, pazienza e coraggio con la forza della responsabilità e l’efficacia della ragionevolezza’. I militanti italiani che erano a bordo delle barche dirette a Gaza stanno rientrando nel Paese, denunciando una detenzione ‘illegittima’ e senza ‘i diritti basilari di difesa e la fornitura di beni e servizi fondamentali come acqua, cibo, accesso ai servizi igienici’. Per questo, ha annunciato la portavoce italiana della Flotilla Maria Elena Delia, ‘abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma per il sequestro’.
Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese







