Roma, 17 set. (askanews) – Da oggi al 12 ottobre Forma Edizioni presenta, nello spazio di Rifugio Digitale a Firenze, la mostra “Invisible Ecologies” dell’artista Tommaso Cherubini.
Il progetto Invisible Ecologies prende forma dall’intento di riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente attraverso un caso emblematico e locale: l’interazione tra il fiume Arno e la città di Firenze. Questo rapporto, sedimentato nel tempo, diventa soglia da cui articolare una riflessione più ampia, e scalabile dal locale al sistemico, sulle modalità di percezione ecologica e tecnicamente mediata della realtà. In questo contesto, l’atto dell’osservazione non è pensato come un gesto neutro, ma come un processo tecnico e trasformativo, capace di generare astrazioni operative.
A partire da un soggetto millenario e mobile come l’Arno, il progetto si interroga su come i linguaggi della misura e quelli della speculazione possano coesistere, generando nuove forme di conoscenza e relazione. Non più solo oggetto da osservare, il fiume diventa superficie attraversabile, organismo espressivo, vettore di altre possibili ecologie. È a partire da questo slittamento che il progetto propone una metodologia affettiva dell’osservazione e della speculazione.
Nel progetto di Tommaso Cherubini, questa nuova prospettiva metodologica si traduce in un’opera audiovisiva che mette in relazione dati ambientali, linguaggi visivi e modelli generativi. I due capitoli che la compongono – Decoding Signals ed Encoding Visions – si confrontano con due linguaggi, due logiche conoscitive. Il primo si muove nell’ambito di quella che il filosofo Yuk Hui nel suo saggio Recursivity and Contingency (2019) definisce ragione calcolatrice: la computazione come metodo di costruzione di variabili, e le variabili come metodo di lettura della realtà. Nella ripetizione ricorsiva della misura, nel confronto tra tempi, dati e livelli, affiora un’eccedenza. Il fiume, pur ridotto a segnale, non si lascia esaurire. È da qui che si apre la seconda via: quella della ragione speculativa che non rigetta il dato ma lo eccede, lo attraversa, lo piega per immaginare altri modi di esistere.
Decoding Signals rielabora le rilevazioni idrometriche, termometriche e pluviometriche del bacino dell’Arno, ricavate dall’archivio pubblico del Servizio Idrologico e Geologico della Regione Toscana, attraverso visualizzazioni parametriche costruite in ambiente digitale, in cui forma, colore e movimento seguono una grammatica affettiva ispirata alla Ruota delle Emozioni di Plutchik. Encoding Visions affida a modelli di intelligenza artificiale generativa la composizione di visioni ambientali non antropocentriche, costruite a partire da fenomeni osservati, dati storici, immagini d’archivio e testi.
I modelli generativi non agiscono qui come generatori arbitrari, ma come dispositivi di trasfigurazione: prendono in carico gli input per aprirli a traiettorie possibili, a scenari che sfumano il confine tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. È qui che si rende visibile quel gioco tra verosimiglianza e possibilità, in cui la percezione si sposta dal dato alla relazione, e il fiume emerge come soggettività capace di rinegoziare la nostra posizione all’interno del sistema osservato.







