Migranti, il nuovo tentativo di colpo di mano del Ppe con la destra – askanews.it

Migranti, il nuovo tentativo di colpo di mano del Ppe con la destra

Il “cordone sanitario” è sempre più debole
Lug 5, 2025

Roma, 5 lug. (askanews) – Si prefigura un nuovo colpo di mano della “maggioranza alternativa” di centro-destra-ultradestra (la cosiddetta “maggioranza Venezuela”) nel Parlamento europeo, questa volta riguardo due dossier legislativi nel campo dell’immigrazione, che fanno parte del quadro giuridico sulle procedure d’asilo.

Lo hanno denunciato il 3 luglio le coordinatrici dei tre gruppi di centro-sinistra, Socialisti e Democratici (S&D), Liberali (Renew Europe) e Verdi nella Commissione europarlamentare per le Libertà civili (Libe) del Parlamento europeo, e in particolare la verde olandese Tineke Strik e la liberale francese Fabienne Keller.

“Un giorno triste per la democrazia al Parlamento europeo. Il Ppe – ha scritto Tineke Strik, in inglese, sul suo account X (ex Twitter) – ha appena rotto il ‘cordone sanitario’, formando una coalizione con l’estrema destra per compiere un colpo di mano e decidere i relatori per due leggi sull’immigrazione. Questo è un nuovo record negativo: sacrificare i diritti umani e lo stato di diritto per dei giochi politici”.

Che cosa è successo? L’assegnazione dei relatori del Parlamento europeo sulle proposte legislative della Commissione, che poi devono essere approvate in co-decisione con il Consiglio Ue, avviene in base a un negoziato tra i coordinatori di ciascun gruppo all’interno della commissione europarlamentare competente. Il negoziato prende in considerazione il peso specifico (“punti”) di ciascun relatore, definito dal numero di membri del proprio gruppo che siedono nella commissione in questione. Quando va tutto liscio, i relatori si mettono d’accordo (a maggioranza semplice, considerando il peso ponderato del voto di ciascuno di loro) sul gruppo a cui assegnare il relatore, per ognuno dei dossier legislativi di competenza della commissione europarlamentare.

Si tratta, insomma, di una specie di compravendita in cui al posto della moneta vengono usati i “punti” di cui dispongono i coordinatori. Ma con l’applicazione del “cordone sanitario”, c’era l’accordo per cui non si prendevano in considerazione le richieste dell’estrema destra (ovvero i due gruppi dei “Sovranisti” e dei “Patrioti”). Questa volta, invece, il Ppe ha accettato di fare un accordo con il gruppo di destra moderata dei Conservatori (Ecr), a cui appartiene Fdi, con l’appoggio dei due gruppi di estrema destra e l’opposizione degli altri gruppi di centro sinistra.

Il controverso accordo prevede che il Ppe abbia il relatore sulla proposta legislativa della Commissione relativa ai “Paesi terzi sicuri”, che dovrebbe consentire agli Stati membri di evitare di farsi carico direttamente dell’esame delle domande di protezione internazionale, inviando invece i richiedenti asilo in paesi extra Ue in cui si ritiene che siano rispettati i loro diritti (“esternalizzazione” della gestione delle domande d’asilo).

L’Ecr dovrebbe ottenere, da parte sua, il relatore sull’altra proposta riguardante la lista europeo dei “Paesi di origine sicuri”, che mira ad agevolare il rimpatrio di migranti che richiedono l’asilo in uno Stato membro dell’Ue, quando non c’è rischio che siano perseguitati nel loro paese di provenienza, se è inserito nella lista.

L’accordo, tuttavia, è appeso a un filo: il 14 luglio, all’inizio della riunione della commissione Libe che dovrebbe dare la ratifica definitiva alle due nomine, il presidente chiederà ai membri della commissione se vi siano obiezioni. In questo caso, invece di passare automaticamente, l’accordo verrebbe sottoposto al voto di tutti i membri della commissione Libe. Il risultato finale non sarebbe scontato, anche perché la Libe ha una lunga tradizione di battaglie per i diritti combattute da eurodeputati non solo di sinistra e dei Verdi, ma anche di centro: Liberali, ma in parte anche del Ppe.

Intanto la premier italiana, Giorgia Meloni, che dei Conservatori europei è stata presidente, nella sua intervista a Bruno Vespa venerdì ha spiegato la logica della convergenza tra la destra e il Ppe nell’altro campo in cui si sta manifestando sempre più spesso: quello della marcia indietro sul Green Deal europeo. “Io – ha detto – mi considero una persona ottimista, forse si potrebbe dire ingenua addirittura, però sono abituata a pensare che in ogni contesto prima o poi il buon senso abbia la meglio sull’ottusità ideologica. È la ragione per la quale continuo ad essere convinta che anche in ambito europeo riusciremo a superare pian piano le regole assurde che l’Europa si è autoimposta negli anni, che hanno soffocato la nostra competitività quanto la prospettiva di crescita industriale: sono regole che nell’attuale contesto internazionale a maggior ragione non ci possiamo permettere, in particolare sul Green Deal. Sono fiduciosa che i primi a dimostrare lucidità saranno i colleghi del Partito Popolare Europeo seguendo delle posizioni che invece sono molto più storiche da parte dei Conservatori europei. Ma penso che prima o poi ci arriveranno perfino quelli del Partito Socialista, quindi sono ottimista in questo”.

Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese