Roma, 28 giu. (askanews) – L’Europa passa da Budapest. Sabato 28 giugno, nella capitale ungherese, va in scena la “sfida” a Viktor Orban con la sfilata del Pride che il primo ministro ha vietato sulla base di una legge che impedisce di “promuovere tra i minorenni l’omosessualità e la transizione di genere”. Una norma “rafforzata” da un emendamento costituzionale approvato ad aprile che sancisce “il primato su qualunque altro diritto del diritto dei bambini ad avere un sano sviluppo fisico, mentale e morale”. Nonostante il divieto, comunicato ufficialmente dalla polizia il 19 giugno, il sindaco progressista di Budapest Gergely Karácsony ha confermato l’evento, sostenendo che si tratta di una questione di competenza comunale: “Il Pride si svolgerà regolarmente, punto e basta”, ha dichiarato
La verità è che il Pride di Budapest è ben più di un evento comunale, è un punto di snodo dell’Europa e dei valori che ne stanno alla base, da cui Orban sta sempre più allontanando il Paese. Da tutta Europa sono attesi a Budapest manifestanti ed esponenti politici: alla guida della rappresentanza europea ci sarà Iratxe García Pérez, capogruppo dei Socialisti e Democratici, dall’Italia giungono, tra gli altri, Elly Schlein, Carlo Calenda, il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, una trentina di parlamentari di Pd, Azione, Iv, Avs, M5s). E bene ha fatto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a ribadire, anche al termine del Consiglio a Bruxelles, il pieno sostegno ai manifestanti. “Voglio ripetere l’appello all’Ungheria affinché il pride abbia luogo senza paura di sanzioni. Il diritto di riunirsi pacificamente deve essere garantito in tutti i Paesi membri. Penalizzare o imporre multe ai partecipanti sarebbe contrario ai valori in cui crediamo, ai valori Ue che devono essere rispettati sempre e in qualunque luogo nell’Unione europea”.
C’è da vedere se Orban lascerà correre o sceglierà la prova di forza contro la piazza. In questo secondo caso l’Ue dovrà intervenire con tutti gli strumenti a sua disposizione, a difesa dei valori su cui si fonda l’Unione, ben più rilevanti degli interessi economici o politici dei singoli membri.
Per quanto riguarda il governo italiano, Giorgia Meloni – che con Orban ha, tra i pochi in Europa, buoni rapporti – è sempre stata ben attenta a tenersi alla larga dalla questione mentre sul tema si è sentita la voce (moderata) del ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani. “La manifestazione delle proprie idee è il sale della democrazia. Come diceva Voltaire, il limite della tua libertà è non andare a ledere la mia. Quando si propagano le proprie idee, si difendono le proprie idee, nel rispetto delle regole e con rispetto, senza offendere nessuno, mi pare che sia giusto poterlo fare”.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli