Il nuovo quadro Ue per aiuti di Stato alla decarbonizzazione dell’industria – askanews.it

Il nuovo quadro Ue per aiuti di Stato alla decarbonizzazione dell’industria

Ma sosterrà anche il gas fino al 2040. Il caso dell’ex Ilva
Giu 28, 2025

Roma, 28 giu. (askanews) – La Commissione europea ha adottato il 25 giugno un nuovo Quadro normativo sugli aiuti di Stato a sostegno dello sviluppo di energia rinnovabile o a basse emissioni, della decarbonizzazione industriale e delle tecnologie pulite.

Il nuovo Quadro, che sostituisce il ‘Quadro Temporaneo di Crisi e Transizione’ stabilito nel 2022 e sarà in vigore fino al 31 dicembre 2030, stabilisce le condizioni alle quali gli Stati membri, continuando a rispettare le norme Ue in materia di aiuti di Stato, potranno concedere sostegno per determinati investimenti e obiettivi volti a promuovere l’industria pulita, il linea con gli obiettivi del ‘Clean Industrial Deal’, la strategia che la Commissione von der Leyen II ha lanciato nel febbraio 2025, una sorta di versione riveduta e corretta del vecchio e ormai impopolare ‘Green Deal’, il piano strategico che aveva caratterizzato il mandato della prima Commissione von der Leyen.

Il ‘Clean Industrial Deal’ mira a rafforzare la competitività dell’industria europea e la sua ‘resilienza’, ovvero la capacità di resistere alla concorrenza sul mercato continentale e globale, accelerando al contempo la transizione verso un’economia climaticamente neutrale. Con gli obiettivi di ridurre i costi energetici (soprattutto per le industrie ad alto consumo energetico), incrementare la domanda di tecnologie pulite, mobilitare gli investimenti, migliorare la circolarità dei processi economici e industriali, garantire l’accesso alle materie prime essenziali.

La Commissione autorizzerà i regimi di aiuto introdotti dagli Stati membri per perseguire questi obiettivi, consentendone la rapida attuazione. Le norme sugli aiuti di Stato verranno semplificate in cinque aree principali: 1)la diffusione delle energie rinnovabili e dei combustibili a basse emissioni di carbonio; 2) l’agevolazione temporanea del prezzo dell’elettricità per gli utenti ad alto consumo energetico, al fine di garantire la transizione verso l’elettricità pulita a basso costo; 3) la decarbonizzazione degli impianti di produzione esistenti; 4) lo sviluppo della capacità produttiva di tecnologie pulite nell’Ue; 5) la riduzione del rischio degli investimenti in energia pulita, decarbonizzazione, tecnologie pulite, progetti infrastrutturali energetici e progetti a sostegno dell’economia circolare.

Il nuovo Quadro prevede una ‘corsia preferenziale’ per l’introduzione dell’energia pulita. Sarà autorizzato il sostegno sia alle energie rinnovabili che ai combustibili a basse emissioni di carbonio, che sono essenziali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del ‘Clean Industrial Deal’. Verranno introdotte procedure semplificate per consentire la rapida attuazione di programmi per le energie rinnovabili.

La Commissione riconoscerà anche gli aiuti per i combustibili a basse emissioni di carbonio, come l’idrogeno ‘blu’ (prodotto dal gas ma con stoccaggio della Co2) e verde (prodotti da energia rinnovabile), che svolgono un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni, e sostengono la transizione delle aziende nei settori ‘difficili da decarbonizzare’, dove non sono ancora disponibili opzioni più efficienti in termini energetici o di costi. In questo quadro, ma a determinate condizioni molto stringenti e solo in mancanza di alternative praticabili, verranno accettati anche aiuti per progetti che usano il gas naturale, fino al 2040 al più tardi.

Le orme sulle misure di flessibilità e sui ‘meccanismi di capacità’ offrono agli Stati membri strumenti aggiuntivi per integrare le fonti di energia rinnovabile ‘intermittenti’ (come l’energia eolica e solare, che non viene prodotta quando non c’è il vento o non c’è la luce solare) nell’approvvigionamento energetico, garantendo ai consumatori un approvvigionamento elettrico continuo e affidabile. Il nuovo Quadro definisce meccanismi di capacità basati sul cosiddetto ‘modello target’, in base ai quali gli Stati membri pagano i fornitori di energia elettrica per mantenere la capacità di riserva, che può essere ammessa all’approvazione con procedimento accelerato (‘fast-track’).

Gli aiuti di Stato potranno sostenere anche i costi dell’elettricità per gli utenti che svolgono attività ad alta intensità energetica. Gli Stati membri possono fornire un sostegno al prezzo dell’elettricità per le aziende che operano in settori particolarmente esposti al commercio internazionale e fortemente dipendenti dall’elettricità per la loro produzione. Ciò consentirà agli Stati membri di ridurre i costi dell’elettricità, più elevati rispetto ai concorrenti internazionali, per questi utenti ad alta intensità energetica. In cambio del sostegno al prezzo, le aziende saranno tenute a investire nella decarbonizzazione.

Sarà poi ammesso un sostegno flessibile per gli investimenti in tutte le tecnologie che portano alla decarbonizzazione o a una maggiore efficienza energetica. Il Quadro consente il sostegno a un’ampia gamma di tecnologie di decarbonizzazione, come l’elettrificazione, la conversione a idrogeno, l’uso della biomassa, la cattura e lo stoccaggio del carbonio quando viene usato il gas come combustibile per i processi produttivi.

Un altro tipo di sostegno previsto è quello alla produzione di tecnologie pulite. Il Quadro consentirà agli Stati membri di sostenere gli investimenti in nuove capacità produttive per: tutti i progetti manifatturieri riguardanti le tecnologie coperte dal ‘Net-Zero Industry Act’ europeo, e per quelli in tecnologie a zero emissioni nette su base individuale, ove necessario, precisa la Commissione, ‘per evitare che tali investimenti vengano dirottati fuori dall’Europa’. In più, il nuovo Quadro prevede il sostegno alla produzione e alla lavorazione di materie prime essenziali per le tecnologie pulite.

Il sostegno potrà essere concesso in base a: 1) importi di aiuto predefiniti (per un sostegno fino a 200 milioni di euro); 2) un deficit di finanziamento; 3) una procedura di gara competitiva. Da notare inoltre che gli Stati membri potranno fornire maggiore sostegno ai progetti nelle regioni meno avvantaggiate, definite nelle carte degli aiuti regionali. Inoltre, il nuovo Quadro consentirà agli Stati membri di stimolare la domanda di prodotti di tecnologie pulite offrendo incentivi fiscali, ad esempio consentendo alle aziende di dedurre più rapidamente dal reddito imponibile il costo degli investimenti in tecnologie pulite.

Infine, sono previste misure per ridurre il rischio degli investimenti privati in progetti a sostegno del ‘Clean Industrial Deal’. Gli Stati membri potranno adottare misure per ridurre il rischio degli investimenti privati in progetti contemplati dal quadro normativo, tra cui infrastrutture energetiche ed economia circolare. Il sostegno potrà assumere la forma di quote di capitale proprio, prestiti e/o garanzie concessi a un fondo dedicato o a una società veicolo che deterrà il portafoglio di progetti ammissibili.

Per l’Italia, uno dei casi possibili per i quali il nuovo quadro di aiuti sembra fatto su misura è quello dell’impianto siderurgico ex Ilva di Taranto. A prima vista, cospicui aiuti di Stato (anche sotto forma di partecipazioni pubbliche al capitale dell’azienda) potrebbero essere accordati 1) per la riconversione dell’attuale ciclo integrato tramite l’elettrificazione, che prevede tuttavia un aumento ingente del consumo di gas naturale, 2) per la cattura e lo stoccaggio delle emissioni di CO2 prodotte nel nuovo processo industriale, 3) e naturalmente, per in considerazione del fatto che Taranto è situato in una zona svantaggiata, il Mezzogiorno d’Italia, secondo la carta degli aiuti regionali della politica Ue di coesione.

Secondo la proposta di Accordo di Programma che l’attuale gestore dell’ex Ilva, Acciaierie d’Italia, dovrebbe concludere con il governo e con le amministrazioni locali, l’impianto avvierà un piano di decarbonizzazione che prevede la sostituzione graduale (dal 2026 al 2039) degli attuali tre altiforni del ciclo integrale con altrettanti forni elettrici, alimentati da preridotto, la cui produzione sarebbe assicurata da nuovi impianti a gas dotati di dispositivi di cattura e stoccaggio della CO2. La sostituzione avverrebbe in tre tappe: 2026-2030 per lo spegnimento graduale e la sostituzione del primo altoforno, 2030-2034 per il secondo e 2034-2039 per il terzo, mantenendo invariata la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno.

Il progetto di decarbonizzazione prevede un forte aumento del consumo di gas, ma secondo modalità che sembrano essere perfettamente in linea con quanto prevede il nuovo Quadro Ue per gli aiuti di Stato. Per produrre l’energia necessaria ad alimentare i forni elettrici e i nuovi impianti per il preridotto è prevista l’installazione di un terminale galleggiante di stoccaggio e rigassificazione nei pressi dell’acciaieria, che garantirà l’approvvigionamento di tutto il gas naturale necessario.

Ma l’impianto ex Ilva non doveva essere riconvertito a idrogeno? La risposta a questa domanda sta alla fine dell’articolo 7 dell’Accordo di programma, dove si spiega che il terminale di rigassificazione ‘si configura come un intervento temporaneo e transitorio in previsione dell’implementazione di ulteriori soluzioni innovative di carattere strutturale coerenti con i principi di neutralità tecnologica, tra cui si prevede anche l’introduzione di nuove tecnologie per l’utilizzo integrato dell’idrogeno per supportare la produzione di acciaio a basse emissioni’.

Solo a lungo termine, insomma, l’impianto di Taranto dovrebbe subire un’ulteriore riconversione in modo da sostituire l’approvvigionamento a gas con quello a idrogeno. Entro il 2039, in tempo per la scadenza del 2040, oltre la quale la Commissione Ue non accetterà più che degli aiuti di Stato siano concessi a progetti che implicano l’uso di gas naturale.

Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese