Damasco, 13 dic. (askanews) – “Il popolo siriano è uno solo!” La gente scandisce lo slogan brandendo la bandiera della rivoluzione siriana nel grande cortile della storia moschea degli Omeyyadi a Damasco. È il primo venerdì di preghiera dalla caduta del regime degli Assad; rispondendo all’appello dei nuovo reggenti del potere, gli islamisti del gruppo HTS, i siriani della capitale sono scesi in strada a festeggiare, e sono venuti ad accogliere il neo premier ad interim Mohammed al-Bashir, che si è rivolto alla folla prima delle preghiere. Ci sono anche donne in preghiera e una parla al reporter della France Presse: è un’insegnante, Asmaa, che dice “Grazie a Dio è finita. Siamo liberi.Alla fine abbiamo trovato la libertà che chiedevamo. Sono 14 anni che aspettiamo questo giorno. Le nostre voci erano ridotte al silenzio, non si poteva parlare, non si poteva uscire, non si poteva esprimere un’opinione o esercitare le nostre libertà, neppure parlare agli studenti. La situazione era orribile. È la prima preghiera del venerdì in libertà. La prima volta che preghiamo alla moschea degli Omeyyadi, è magnifico, non ho parole. Ho sentimenti molto profondi, mi sento come se volassi sulle nuvole”.
Mentre Mohammed al Ghabra, studente universitario, dice “Ora possiamo pregare liberamente, prima avevamo paura anche di pensarci. La sorveglianza della popolazione era così violenta che non osavamo nemmeno citare il regime. Non potevamo nemmeno pensarci”.
Mohammed Shobek, combattente ribelle della campagna a nord di Aleppo, invece dice: “Abbiamo terminato la guerra in Siria e cominciato a chiedere la pace. Abbiamo cominciato a portare dei fiori e a ricostruire questo paese, mano nella mano. Rovesciato Bashir el Assad, non abbiamo più motivo di portare le armi. Non c’è più bisogno di battersi, né di guerre, di sfollati, il popolo siriano non deve più fuggire nei paesi vicini, oggi abbiamo un paese, una nazione. Ricostruiremo il nostro paese e le nostre istituzioni. Adesso ricostruiremo e speriamo che vada molto meglio di prima”.